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Giuseppe Abbati è stato un importante pittore italiano nato a Napoli il 13 gennaio 1836. Figlio del pittore Vincenzo Abbati e di Francesca Romano, Abbati si trasferì con la famiglia prima a Firenze nel 1842 e poi a Venezia, dove tra il 1850 e il 1853 frequentò l'Accademia e ha formato la sua cultura artistica. Il padre, specializzato nella pittura di interni architettonici, gli diede le prime lezioni di pittura e le prime opere di Abbati seguirono questa linea. La vita di Abbati fu segnata dal suo impegno per la causa dell'Unità d'Italia. Partecipò alla campagna garibaldina del 1860, durante la quale perse l'occhio destro nella battaglia di Capua. Questo evento non diminuì il suo fervore patriottico e nel 1866 si arruolò nuovamente nell'esercito per la Terza Guerra d'Indipendenza, venendo catturato dagli austriaci e trattenuto in Croazia. Dopo il servizio militare, Abbati si stabilì a Firenze, dove entrò al Caffè Michelangiolo e conobbe Giovanni Fattori, Silvestro Lega e altri artisti che presto sarebbero stati conosciuti come i Macchiaioli. Questo gruppo si caratterizzava per il suo approccio innovativo alla pittura, notevole per l'uso della "macchia" o macchia, una tecnica che enfatizzava gli effetti della luce e del colore sulla forma. All'Esposizione Nazionale di Firenze del 1861 Abbati ricevette una medaglia per le sue vedute interiori, ma rifiutò il premio per protesta contro la composizione della giuria. Successivamente si avvicina alla pratica della pittura di paesaggi all'aperto, tecnica conosciuta come "en plein air", che gli permette di catturare la luce e l'ambiente in modo diretto e naturale. Abbati si trasferì a Castelnuovo della Misericordia e trascorse l'ultimo anno della sua vita dipingendo in campagna. I suoi paesaggi, come la "Veduta di Castiglioncello" del 1867, presentavano spesso un formato orizzontale allungato, preferito dai Macchiaioli. La sua opera "Orazione" (La preghiera) illustra la sua capacità di catturare luci soffuse e atmosfere intime. La vita di Abbati venne interrotta prematuramente all'età di 32 anni, quando morì a Firenze il 21 febbraio 1868, a causa della rabbia, dopo essere stato morso dal suo cane. Nonostante la sua breve carriera, lasciò un segno significativo nell'arte italiana del XIX secolo, essendo le sue opere testimonianza della transizione verso l'impressionismo e riflesso degli ideali del Risorgimento italiano. La sua eredità è conservata in collezioni e musei, come la Galleria d'Arte Moderna di Palazzo Pitti, e continua ad essere oggetto di studio e ammirazione per il suo trattamento audace degli effetti della luce e il suo contributo al movimento dei Macchiaioli.
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