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Vittorio Avondo, nato a Torino il 10 agosto 1836 e deceduto nella stessa città il 14 dicembre 1910, è stato un pittore e antiquario italiano di rilievo, noto per le sue rappresentazioni paesaggistiche che riflettono una profonda connessione con la sua terra natia, il Piemonte. La sua vita e la sua opera si intrecciano strettamente con la storia culturale e artistica del suo tempo, rendendolo una figura di spicco nell'ambito dell'arte italiana dell'Ottocento. Figlio di un docente di diritto all'Università di Torino, Avondo dimostrò fin da giovane un'inclinazione per l'arte che lo portò a intraprendere studi formali in pittura. La sua formazione artistica lo vide viaggiare e studiare in diverse parti d'Europa: frequentò l'Accademia di Belle Arti di Pisa, si formò sotto la guida di Alexandre Calame in Svizzera e approfondì i suoi studi in Francia, dove venne a contatto con le correnti artistiche dominanti dell'epoca, tra cui l'impressionismo francese. Queste esperienze furono fondamentali per lo sviluppo del suo stile personale, che si caratterizzò per una fusione tra realismo e impressionismo, con una particolare attenzione alla resa atmosferica e luministica dei paesaggi. Rientrato a Torino nel 1861, Avondo si dedicò non solo alla pittura ma anche alla vita pubblica, diventando consigliere comunale e partecipando attivamente alla vita culturale della città. Nel 1883, fu nominato membro della commissione responsabile per la selezione delle opere destinate al Museo Civico di Torino, testimoniando il suo impegno nel promuovere l'arte e la cultura nella sua città natale. Un aspetto significativo della vita di Avondo fu il suo interesse per l'antiquariato e il restauro. Nel 1872, acquistò e restaurò il Castello di Issogne in Valle d'Aosta, un progetto che lo vide collaborare con figure di spicco come Alfredo d'Andrade e Giuseppe Giacosa. Questa passione per il recupero e la valorizzazione del patrimonio storico e artistico lo portò a lavorare anche al restauro del Borgo Medievale di Torino e della Casa Cavassa a Saluzzo. La sua attività artistica non si limitò alla pittura: Avondo fu anche un collezionista appassionato e un conoscitore dell'arte medievale e moderna. La sua collezione personale, ricca di opere significative, fu donata al Museo Civico di Torino alla sua morte, arricchendo il patrimonio culturale della città. Le opere di Avondo sono caratterizzate da una sensibilità raffinata e da una profonda dolcezza, elementi che riflettono il suo temperamento artistico e la sua visione del mondo. Fu un paesista di gran pregio, capace di catturare l'essenza dei paesaggi piemontesi con una maestria e una delicatezza uniche. La sua opera è un prezioso testimone dell'evoluzione della pittura paesaggistica italiana dell'Ottocento, segnando un ponte tra la tradizione e le nuove correnti artistiche dell'epoca. In conclusione, Vittorio Avondo rappresenta una figura di spicco nell'arte italiana dell'Ottocento, un artista che con la sua opera ha saputo interpretare e trasmettere la bellezza dei paesaggi piemontesi e che, con il suo impegno culturale, ha contribuito significativamente alla vita artistica e culturale del suo tempo. La sua eredità artistica e culturale continua a essere apprezzata e studiata, testimoniando l'importanza e l'influenza della sua opera nel panorama artistico italiano.
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