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Fëdor Antonovič Bruni, nato a Milano il 10 giugno 1799 e deceduto il 30 agosto 1875, è stato un artista russo di origine italiana, noto per il suo lavoro nello stile accademico. Figlio dell'artista e restauratore Antonio Bruni, Fëdor si trasferì in Russia nel 1807, dove suo padre ottenne incarichi di prestigio sotto il regno di Paolo I. La sua formazione artistica iniziò presto, all'età di dieci anni, presso la Scuola Educativa dell'Accademia di Belle Arti di San Pietroburgo, sotto la guida di maestri come A. E. Egorov, A. I. Ivanov e V. K. Shebuev. Dopo aver completato i suoi studi nel 1818, Bruni si recò in Italia per perfezionare ulteriormente le sue abilità, un viaggio che avrebbe definitivamente plasmato la sua carriera artistica. Durante il suo soggiorno in Italia, Bruni si dedicò allo studio delle opere degli antichi maestri e produsse diverse opere importanti, tra cui "La morte di Camilla, sorella di Orazio" e "S. Cecilia", che gli valsero il titolo di accademico. Tuttavia, nonostante il successo, Bruni affrontò difficoltà finanziarie, aggravate dalla morte del padre nel 1825. Questo periodo di sfide non fece altro che rafforzare la sua determinazione e il suo impegno nell'arte. Nel 1836, Bruni fu richiamato a San Pietroburgo per lavorare alla Cattedrale di San Isacco e insegnare all'Accademia di Belle Arti. Durante questo periodo, produsse opere significative per la Cattedrale di Kazan e iniziò a guadagnarsi la reputazione di professore influente, avendo tra i suoi studenti figure come Mikhail Botkin e Arseny Meshchersky. La sua opera "Mosè e il serpente di bronzo" divenne una delle sue più celebri, esposta nel Palazzo d'Inverno e oggi conservata al Museo Russo, rappresentando un apice della sua carriera per la maestria compositiva e l'espressività delle figure. Bruni non si limitò alla pittura di soggetti religiosi e mitologici; fu anche un appassionato interprete della bellezza sensuale delle divinità e delle figure mitologiche, come dimostrano opere come "Il risveglio delle Grazie" e "Una Baccante dà da bere a Cupido". Queste opere riflettono il suo interesse per la bellezza ideale e la perfezione formale, in linea con i principi dell'Accademismo. Oltre alla sua attività artistica, Bruni svolse un ruolo significativo come custode della galleria dell'Ermitage, dove fu incaricato di acquisire nuove opere, e come rettore del Dipartimento di Scultura e Pittura dell'Accademia. Tuttavia, negli ultimi anni della sua vita, divenne recluso e si allontanò persino dai suoi studenti, dimostrando una crescente insoddisfazione per le nuove correnti artistiche e per la direzione che stava prendendo l'arte contemporanea. Questo atteggiamento lo portò a dimettersi nel 1871. Nonostante le controversie e le sfide, Bruni lasciò un'impronta indelebile nell'arte russa del XIX secolo, non solo attraverso le sue opere ma anche attraverso l'insegnamento e il suo contributo all'Accademia di Belle Arti. Alla sua morte, era riconosciuto come professore onorario presso l'Accademia di Belle Arti di Firenze e l'Accademia di San Luca a Roma, segno del suo riconoscimento internazionale come artista di grande talento e visione.
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