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Michele Cammarano fu un pittore italiano nato a Napoli il 23 febbraio 1835 e morto nella stessa città il 15 settembre 1920. La sua vita e la sua arte si intrecciano strettamente con la storia e la cultura del suo tempo, rendendolo una figura di spicco nel panorama artistico italiano dell'epoca. Cammarano crebbe in un ambiente familiare profondamente legato al mondo dell'arte e della cultura: suo nonno, Giuseppe Cammarano, era un pittore e attore occasionale, mentre suo padre, Salvadore Cammarano, era un celebre librettista che collaborò con Giuseppe Verdi. Questo contesto familiare influenzò profondamente la sua formazione e la sua carriera artistica. Nel 1853, Michele Cammarano si iscrisse all'Accademia di Belle Arti di Napoli, dove ebbe l'opportunità di studiare con maestri del calibro di Gabriele Smargiassi e i fratelli Palizzi, Giuseppe e Filippo, noti per il loro stile naturalistico. La sua prima esposizione avvenne nel 1855 al "Real Museo Borbonico", segnando l'inizio di una lunga e fruttuosa carriera artistica. La vita di Cammarano prese una svolta significativa nel 1860, quando, affascinato dalla figura di Giuseppe Garibaldi, si arruolò nella Guardia Nazionale per partecipare alla lotta contro il brigantaggio, un fenomeno che ostacolava il processo di unificazione dell'Italia. Questa esperienza ebbe un impatto decisivo sulla sua carriera artistica, orientandolo verso la rappresentazione di scene di battaglia e momenti storici significativi. Dopo il servizio militare, Cammarano visse brevemente a Firenze, dove entrò in contatto con i Macchiaioli, un gruppo di pittori che avrebbero esercitato una certa influenza sul suo stile. Nel 1863, una delle sue opere fu acquistata da Re Vittorio Emanuele II, un riconoscimento che testimonia il suo crescente prestigio come artista. Negli anni successivi, Cammarano si trasferì prima a Roma e poi a Venezia, per stabilirsi infine a Parigi nel 1870. Qui, la sua ammirazione per Gustave Courbet lo portò a incontrare il celebre pittore francese e a scoprire l'opera di Théodore Géricault, due figure che influenzarono profondamente la sua arte. Uno dei momenti culminanti della sua carriera fu la commissione, da parte del governo italiano, di un grande dipinto raffigurante la Battaglia di Dogali (1887). Per prepararsi a questa impresa, Cammarano si trasferì a Massawa per studiare il sito della battaglia e le usanze locali, rimanendo in Africa quasi cinque anni. Durante questo periodo, oltre al dipinto commissionato, realizzò numerosi paesaggi e ritratti delle persone del luogo. Nel 1900, Cammarano fu nominato professore all'Istituto di Napoli, succedendo al suo vecchio maestro Filippo Palizzi. Questo incarico segnò l'inizio di una fase meno produttiva della sua carriera, anche se continuò a viaggiare, in particolare in Sicilia, dove dipinse diversi paesaggi. Tra le sue opere più note si ricordano "L'atrio di Santa Maria Maggiore" (1865/66), "Gli effetti di un terremoto" (data sconosciuta), "La fanteria a Porta Pia" (1871), "La battaglia di Dogali" (1896) e "Partita a trionfo" (1886). Questi lavori evidenziano la sua abilità nel catturare momenti storici e scene di vita quotidiana con un realismo vibrante e un'attenzione particolare alla luce e al colore. Michele Cammarano lasciò un'impronta indelebile nel panorama artistico italiano, non solo per le sue rappresentazioni di battaglie e scene storiche ma anche per il suo contributo al naturalismo e al realismo sociale. La sua arte, profondamente radicata nella tradizione italiana ma aperta alle influenze internazionali, continua a essere apprezzata per la sua capacità di raccontare storie di grande impatto emotivo e visivo. Alla sua morte, avvenuta a Napoli nel 1920, lasciò un'eredità artistica che continua a essere celebrata, come dimostra la strada a Napoli che porta il suo nome, segno del profondo legame tra l'artista e la sua città natale.
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