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Giovanni Colacicchi è stato un pittore italiano di spicco nato ad Anagni, Lazio, il 19 gennaio 1900, in una nobile famiglia con una forte tradizione culturale cattolica. Suo padre, Roberto Colacicchi, era proprietario di terra e sua madre, Pia Vannutelli, proveniva da una famiglia altrettanto distinta. Fin dalla tenera età, Colacicchi si immerge in un ambiente che valorizzava l’educazione e la cultura, che indubbiamente influenzava il suo sviluppo artistico e personale. Colacicchi trascorse gran parte della sua infanzia tra Roma e Firenze, dove completò la sua formazione secondaria. Inizialmente destinato alla vita sacerdotale, il suo cammino prese una svolta decisiva alla fine della Prima Guerra Mondiale, quando si trasferì a Firenze e cominciò a dedicarsi alla pittura e alla poesia. A Firenze si immerge nello studio del dipinto del primo Rinascimento e comincia a frequentare il Caffè delle Giubbe Rosse, noto punto di incontro culturale dove fonda amicizie con figure come Aldo Palazzeschi e Libero Andreotti, e incontra il maestro, il pittore Francesco Franchetti. Nei primi anni venti Colacicchi si incontrò a contatto con il movimento di ritorno all’ordine e partecipò al collettivo Valori Plastici nel 1922 Fiorentine Primaverile. Nel 1926 fu uno dei fondatori della rivista di arte e letteratura Solaria, cui parteciparono l'élite intellettuale italiana del tempo. La sua prima mostra individuale si è svolta nel 1930 presso la Saletta Fantini di Firenze, e nello stesso anno ha dipinto la "Donna di Anagni", opera che riflette il suo interesse per il paesaggio, tema ricorrente dell'arte toscana contemporanea. Colacicchi è stato anche molto coinvolto nella vita accademica e culturale di Firenze. Dal 1940 al 1970 insegna all’Accademia di Belle Arti di Firenze, dove ha ricoperto la carica di direttore per molti anni. È stato anche presidente dell’Accademia delle Arti del Disegno e membro dell’Accademia di San Luca. Nel 1947 Colacicchi fu uno dei fondatori del movimento Nuovo Umanesimo, insieme ad artisti come Oscar Gallo e Quinto Martini. Questo gruppo si è formato in risposta alle tendenze astratte del tempo, promuovendo un approccio figurativo e realistico alla pittura e alla scultura. Colacicchi, durante la sua carriera, mantenne una produzione artistica diversificata che comprendeva paesaggi, natura morta, ritratti e temi religiosi. Il suo lavoro è caratterizzato da una spazzola rapida e talvolta riassuntiva, con un approccio agli accordi tonali attentamente studiati. Tra le sue opere più importanti c’è “San Sebastiano”, che fa parte della collezione delle Gallerie degli Uffizi di Firenze. Colacicchi aveva anche una vita familiare ricca e piena. Sposò Flavia Arlotta, con cui aveva due figli, e insieme acquistarono una piccola casa ad Anagni. La coppia ha condiviso un profondo impegno per l'arte e la cultura, e il loro fascicolo personale è conservato nell'Archivio Contemporaneo "Alessandro Bonsanti". Il pittore morì a Firenze il 27 dicembre 1992, lasciando un significativo patrimonio artistico e un impatto duraturo sulla comunità artistica italiana. La sua vita e il suo lavoro sono stati oggetto di numerose mostre e pubblicazioni, e la sua influenza si estende oltre i suoi contributi pittorici, coprendo il suo ruolo di educatore e leader culturale.
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