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Tito Conti nacque a Firenze il 3 settembre 1842. Fin da giovane dimostrò un'attitudine per la pittura e frequentò l'Accademia di Belle Arti di Firenze a partire dal 1855, diplomandosi nel 1861. Esordì quell'anno stesso all'Esposizione Nazionale con un'opera intitolata "Cristoforo Colombo dopo la scoperta dell'America". Conti si specializzò nella pittura di genere storico e di costume, ritraendo spesso scene di vita quotidiana ambientate in epoche passate. Le sue opere si distinguevano per l'attenzione ai dettagli negli arredi e negli abiti, frutto di un'accurata ricerca. Tra i suoi lavori più noti si annoverano "La Presentazione", "Il quarto d'ora di Rabelais e La musica" (1876), "Il brindisi alla bettoliera", "L'addio", il "Ritratto della moglie", "Il sospetto", "Il Cantastorie", "Il Moschettiere" e "Per la passeggiata" (1886). Pur essendo apprezzato per la sua abilità tecnica, alcuni critici come James Jackson Jarves lamentavano che Conti si soffermasse troppo sui dettagli a discapito del soggetto principale. Ciononostante, Jarves lo considerava il più raffinato e colto tra i pittori di genere dell'epoca come Francesco Vinea ed Edoardo Gelli. Conti fu professore residente all'Accademia di Belle Arti di Firenze e tra i suoi allievi vi fu Arturo Ricci. Continuò a esporre regolarmente fino alla fine della sua carriera, partecipando anche alle prime edizioni della Biennale di Venezia di cui fu uno dei fondatori. Morì a Firenze il 31 gennaio 1924 all'età di 81 anni, dopo una lunga e prolifica carriera che lo vide affermarsi come uno dei maggiori esponenti della pittura di genere in Italia nel XIX secolo.
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