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Edoardo Dalbono, nato a Napoli il 10 dicembre 1841 e morto nella stessa città il 23 agosto 1915, è stato un pittore italiano la cui opera è stata incorniciata nella seconda metà del XIX e dei primi del XX secolo. Figlio di critico d’arte e poeta madre, Dalbono si è immerso nel mondo dell’arte da un giovane uomo. Inizia la sua formazione al Royal Institute of Fine Arts di Napoli nel 1853, ma ben presto lasciò l’accademia per unirsi allo studio di Nicola Palizzi, movimento che segnerebbe profondamente il suo stile e la sua attenzione artistica. Nel 1859 Dalbono partecipò alla Mostra di Belle Arti al Royal Borbonic Museum, dove vinse la medaglia d’argento, un riconoscimento che anticipò la sua futura rilievo nella scena artistica italiana. Il suo interesse per la Scuola di Resina e il suo focus sullo studio della natura e della vita quotidiana sono diventati il centro della sua ricerca artistica. Durante la sua carriera Dalbono ha esposto regolarmente le sue opere alla Società Promotrice di Belle Arti di Napoli e in altre mostre. Nel 1870 vinse la medaglia d’argento alla Mostra Nazionale dell’Accademia di Belle Arti di Parma con una pittura storica e medaglia di bronzo alla mostra internazionale di Vienna nel 1873. Dalbono visse a Parigi dal 1878 al 1888, dove, con l’aiuto dell’amico Giuseppe De Nittis, firmò un contratto con il commerciante d’arte Goupil. Durante questo decennio, torna più volte in Italia, risiedendo a Milano e Verona, e prosegue il suo lavoro di illustratore, attività iniziata anni prima. Fu uno dei fondatori della Società Napoletana degli Artisti e successivamente del Circolo Artistico. Nel 1897 fu nominato professore di pittura all'Accademia di Napoli. Continuò a esporre le sue opere in mostre internazionali a Venezia nel 1895, San Luigi nel 1904 e Roma nel 1911. Tra i suoi studenti più importanti c’era Carlo Brancaccio. Alcune delle sue opere più note sono "Adelina e Eleonora" al Museo Nazionale di Capodimonte, "La Leggenda delle sirene" nella Galleria dell'Accademia di Belle Arti di Napoli e "Pescatori di Napoli" nel Museu de Arte de San Paolo. Dalbono è stato anche illustratore e decoratore, contribuendo all’estetica delle riviste e alla composizione di illustrazioni poetiche, come quelle di Salvatore Di Giacomo. Il suo lavoro è stato apprezzato e persino incoraggiato da Gabriele D'Annunzio. La sua eredità artistica è caratterizzata da una fusione di realismo e di elementi mitologici e storici, con una tecnica che riflette l’influenza della Scuola di Posillipo e della Scuola di Resina. Dalbono morì a Napoli nel 1915, lasciando alle spalle un’opera che cattura l’essenza della vita e del paesaggio napoletano del suo tempo.
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