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Luigi Di Giovanni, nato a Palermo il 19 gennaio 1856, fu un artista siciliano che lasciò un'impronta indelebile nel panorama artistico italiano tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento. Figlio di Giuseppe Di Giovanni, incisore e pittore di talento, Luigi ereditò dal padre non solo la passione per l'arte ma anche una solida formazione tecnica. Fin da ragazzo, Luigi seguì gli insegnamenti paterni, apprendendo le basi dell'incisione e della pittura, che avrebbero costituito il fondamento della sua futura carriera artistica. La sua educazione formale iniziò a Napoli, dove studiò alla scuola di Domenico Morelli dal 1874 al 1882. Morelli, uno dei più influenti pittori italiani dell'epoca, introdusse Luigi alle correnti artistiche contemporanee e influenzò profondamente il suo stile. Durante questo periodo, Di Giovanni respirò l'atmosfera dell'Accademia di Belle Arti di Napoli, un luogo di fervente attività artistica e culturale, dove ebbe modo di interagire con altri artisti emergenti come Mancini, Michetti, Vetri ed Esposito. Dopo aver acquisito una notevole abilità nella tecnica del pastello e dell'acquarello, Luigi Di Giovanni iniziò a insegnare disegno di figura presso l'Istituto di Belle Arti e, fino al 1926, tenne la cattedra di pittura all'Accademia. Oltre all'insegnamento istituzionale, fu anche un apprezzato maestro privato per molti anni. Il suo repertorio artistico era variegato e spaziava dai temi tratti dal mondo contadino e popolare, ai ritratti di personaggi della buona società palermitana, alle scene di genere, alle composizioni storiche e allegoriche, fino ai paesaggi e alle nature morte. La sua produzione artistica, vastissima, rimase però sostanzialmente insensibile ai cambiamenti espressivi che caratterizzarono il passaggio tra Otto e Novecento. Di Giovanni collaborò con il padre e con altri artisti come Michele Cortegiani e Rocco Lentini in grandi cicli decorativi, tra cui quelli del Teatro Politeama di Palermo, dove realizzò affreschi nei saloni e ai lati del palcoscenico, e del Teatro Massimo, dove lavorò a fianco di Ettore De Maria Bergler. La sua fama crebbe al punto che fu incaricato di realizzare il dipinto "Piazza Duomo di Messina", oggi conservato presso il Museo Regionale di Messina. Partecipò a numerose esposizioni, tra cui la "Prima Mostra Siciliana di Pittura Scultura bianco e Nero" del 1928, la "Terza Esposizione del Sindacato regionale fascista Belle Arti di Sicilia" del 1932 e la "Quinta Mostra d’arte del sindacato Interprovinciale Fascista" del 1934. Molte delle sue opere sono oggi ubicate in collezioni private e pubbliche, tra cui la Civica Galleria E. Restivo di Palermo e il Museo Civico di Torino. Tra le sue opere più note si ricordano "Non l’avessi mai letto", "La Cappella di S. Antonio" nella chiesa di San Paolo a Napoli, "Gelosa", "La Cappella del Crocifisso", "La Suonatrice orientale", "Il Rinvenimento del corpo di S. Pietro Micca", "Il Giovedì Santo", "I Preparativi carnevaleschi" e "Il trionfo della morte", quest'ultimo una riproduzione a penna di un affresco esistente a Palermo. Luigi Di Giovanni morì il 27 novembre 1938, lasciando un'eredità artistica di grande valore. La sua opera fu apprezzata per la pienezza cromatica e la qualità segnica, che restituì con fedeltà la visibilità della Palermo di transizione tra due secoli. Fu un artista che, pur rimanendo fedele alla tradizione, seppe interpretare con sensibilità e maestria le scene e i personaggi della sua terra, diventando uno dei protagonisti della scena artistica siciliana del suo tempo.
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