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Giuseppe Diotti, nato a Casalmaggiore il 1° marzo 1779, è stato un esponente di spicco della pittura neoclassica italiana. Figlio di Gaetano, un bottaio, e di Elisabetta Superchi, Diotti iniziò il suo percorso artistico nella piccola città natale, dove fu avviato alla pittura sotto la guida del pittore locale Paolo Araldi. Grazie al sostegno economico del nobile Giovanni Vicenza Ponzone, Diotti poté trasferirsi a Parma per frequentare l'Accademia, dove rimase fino al 1796, anno in cui fu costretto a tornare a Casalmaggiore a causa di movimenti rivoluzionari. Nel 1804, Diotti vinse una delle pensioni quadriennali per Roma messe a concorso dalla Repubblica Italiana con il quadro "Ercole e Nesso". Questo gli permise di trasferirsi nella capitale, dove rimase fino al 1809, periodo durante il quale ebbe l'opportunità di immergersi nell'arte antica e rinascimentale, apprendendo i principi del Neoclassicismo. A Roma, Diotti fu fortemente influenzato dagli stili accademici di Gaspare Landi e Vincenzo Camuccini, e si distinse come pittore di soggetti storici, realizzando opere in fresco e in olio. Dopo il suo ritorno a Milano nel 1810, Diotti strinse amicizia con Andrea Appiani, che lo aiutò a ottenere la posizione di professore di pittura presso l'Accademia Carrara di Bergamo l'anno successivo, un ruolo che ricoprì per trent'anni. Durante questo periodo, Diotti si dedicò al lavoro e alla sua unica passione, quella di collezionare dipinti antichi. Realizzò molte opere a soggetto religioso per le chiese della provincia di Bergamo e ricevette commissioni anche dal suo paese di provenienza. Tra i suoi dipinti con soggetto storico si ricordano "Il conte Ugolino" e "Il giuramento di Pontida". La competizione con Francesco Hayez, tendente alle idee innovatrici del Romanticismo, divenne evidente quando, nel 1836, il governo austriaco affidò ad Hayez l'affresco nella sala delle Cariatidi al Palazzo reale di Milano. Nonostante ciò, Diotti non si fermò alle tecniche apprese durante la formazione e il Pensionato artistico romano, ma cercò di innovare le abituali iconografie del tempo, sperimentando e studiando. Diotti ricevette numerosi onori, tra cui la membership nelle Accademie di Milano (Brera) nel 1815, l'Ateneo di Bergamo nel 1819, l'Ateneo di Brescia nel 1829, l'Accademia di Bologna nel 1837 e l'Accademia di San Luca a Roma nel 1844. Morì il 30 gennaio 1846 a Casalmaggiore, lasciando un'eredità artistica significativa. La sua ex residenza e studio è ora il Museo Diotti, che conserva molte delle sue opere. Tra le sue opere più note vi sono "Il bacio di Giuda", conservato al Belvedere di Vienna, e il "Congresso di Pontida" alla Galleria Brera. Diotti contribuì anche alla decorazione di numerosi palazzi e chiese, tra cui i freschi al Palazzo Bolzesi a Cremona e il "Bagno di Venere" al Palazzo Locatelli a Bergamo. Fu mentore e collaboratore di Pietro Ronzoni e tra i suoi allievi più noti vi furono Giovanni Carnovali e Enrico Scuri. La vita e l'opera di Giuseppe Diotti riflettono l'importanza del Neoclassicismo nell'arte italiana dell'Ottocento, mostrando come un artista possa essere profondamente radicato nella tradizione pur esplorando nuove vie espressive. La sua dedizione all'insegnamento e alla collezione d'arte dimostra inoltre il suo impegno verso la cultura e l'educazione artistica, lasciando un'impronta indelebile nel panorama artistico italiano.
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