La Galleria Ponti compra opere e quadri del pittore Arturo Ferrari ( Milano 1861 - 1932). Forniamo informazioni su prezzi, valore attuale di mercato, quotazioni, valutazioni e stime.
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Arturo Ferrari nacque a Milano il 26 gennaio 1861 in una famiglia con una forte inclinazione artistica. Suo padre, Cesare Ferrari, era un pittore decoratore e collaborò con Luigi Scrosati nella decorazione della Galleria Vittorio Emanuele II, uno dei luoghi più emblematici della città. Questo ambiente familiare fu determinante per la formazione artistica di Arturo, che fin da giovane fu introdotto agli studi di pittori affermati come Sebastiano De Albertis, Gerolamo Induno, Ernesto Fontana, Giambattista Lelli, Angelo Ribossi, Ermocrate Bucchi e Mosè Bianchi da Lodi. La sua formazione accademica si svolse all'Accademia di Brera, dove studiò dal 1877 al 1884 sotto la guida di Giuseppe Bertini. Durante questo periodo, Ferrari lavorò anche nello studio di Gerolamo Induno, un'esperienza che contribuì a rafforzare la sua tecnica pittorica e la sua sensibilità artistica. Ferrari fece il suo debutto all'Esposizione di Belle Arti di Brera nel 1879 con una vista dell'interno del Duomo di Milano, dando inizio a una serie di vedute prospettiche di edifici milanesi che divennero una costante nella sua produzione di oli e acquarelli. Queste opere riflettevano una Milano in transizione verso il XX secolo, una città che stava cambiando volto a causa di una massiccia ricostruzione. Ferrari divenne presto lo spirito guida di una poetica e sentimentale evocazione della "Vecchia Milano". Nel corso della sua carriera, Ferrari partecipò a tutte le principali esposizioni fino al 1932, l'anno della sua morte. Ricevette numerosi riconoscimenti ufficiali e godette di un notevole successo di pubblico, oltre che dell'apprezzamento della critica conservatrice. Tra le sue opere più note si ricordano "Il rigattiere di vicolo San Bernardino dei Morti a Milano", "Cortile del convento di Santa Maria delle Grazie" e "Il castello della Bicocca". Nel 1887, Ferrari sposò Teresa Ponti, appartenente a una famiglia borghese, dalla quale ebbe due figlie: Rachele (nata nel 1889) e Cesarina (1895-1975), quest'ultima divenne anch'essa pittrice. Oltre alle vedute di Milano, Ferrari dipinse anche ritratti destinati alle collezioni di benefattori di istituzioni ospedaliere e assistenziali, come quelli di Giovanni Battista Agudio per la Congregazione di Carità e di Francesco Beretta per l'Ospedale Maggiore. La sua produzione artistica non si limitò alle vedute cittadine, ma comprendeva anche scene di vita quotidiana e interni di chiese, come dimostrano le opere "Interno della chiesa di San Fedele", "Interno della chiesa di Sant'Ambrogio" e "Interno della chiesa di Sant'Antonio", quest'ultima premiata con il Premio Fumagalli e oggi parte delle collezioni dell'Accademia di Brera. Ferrari partecipò anche a esposizioni internazionali, come l'Esposizione Universale di Parigi del 1900, e a rassegne nazionali, come le Triennali di Brera, dove presentò opere come "Il castello di Bicocca", acquistato da Umberto I di Savoia, e "Altri tempi", che ottenne il primo "premio popolare". Arturo Ferrari morì a Milano il 31 ottobre 1932, lasciando un'eredità artistica significativa che testimonia la sua abilità nel catturare l'essenza poetica e romantica di Milano e di altre vedute, molte delle quali non esistono più o sono state radicalmente trasformate. La sua opera continua a essere apprezzata e studiata, e le sue opere sono esposte in importanti gallerie e musei, tra cui la Galleria d'Arte Moderna di Milano, che possiede diciassette opere dell'artista.
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