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Ettore Ferrari, nato a Roma il 25 marzo 1845 e deceduto nella stessa città il 19 agosto 1929, è stato un artista poliedrico italiano, noto principalmente per la sua opera come scultore, ma anche come pittore, incisore e figura politica di spicco. Figlio di Filippo Ferrari, un discreto scultore, e di Maria Luisa Pasini, discendente da una nobile famiglia fiorentina, Ettore crebbe in un ambiente che favorì il suo precoce interesse per l'arte e la politica. La sua formazione artistica iniziò sotto la guida del padre e proseguì all'Accademia di San Luca, dove vinse il pensionato di scultura nel 1868 (concorso Albacini) e dove continuò gli studi fino al 1972, frequentando anche la scuola del nudo. La passione per la politica lo vide coinvolto fin da giovane nelle questioni dell'epoca, tanto che a soli 14 anni tentò di unirsi alla spedizione dei Mille guidata da Garibaldi. Questo spirito ribelle e patriottico lo accompagnò per tutta la vita, influenzando profondamente la sua arte. Dopo aver completato gli studi universitari, Ferrari si dedicò agli studi artistici seguendo le orme del padre. La sua formazione fu arricchita anche dall'influenza del suocero, il pittore svizzero Johan Jakob Frey, che lo introdusse alla pittura di paesaggio. Ferrari si distinse per la sua capacità di lavorare con diversi materiali e tecniche, dalla scultura al disegno, dall'olio all'acquarello. La sua produzione artistica è vasta e variegata, spaziando da opere plastiche di verismo descrittivo di intonazione romantica, come "Jacopo Ortis", "Ermengarda" e "Cum Spartaco pugnavi" (quest'ultima gli valse il premio all'Esposizione di Torino del 1880), a dipinti e disegni che riflettono la sua ricerca del dettaglio e la sua attenzione per l'insieme. Oltre alla sua attività artistica, Ferrari fu anche una figura politica di rilievo. Fu eletto consigliere comunale nel 1876 e deputato per la Sinistra Repubblicana dal 1882 al 1892. La sua appartenenza alla Massoneria, iniziata nel 1881, lo vide Maestro del Grande Oriente d'Italia dal 1904 al 1917. La sua visione politica si rifletteva nelle sue opere, spesso cariche di significati simbolici e impegnate socialmente. Tra i suoi contributi più noti in questo senso, vi sono i monumenti dedicati a figure chiave del Risorgimento e della cultura italiana, come Giordano Bruno, Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi. Ferrari fu anche un fervente sostenitore della laicità dell'insegnamento e del suffragio universale, posizioni che lo misero in contrasto con il fascismo e il Vaticano. La sua opera più celebre, il monumento a Giordano Bruno in Campo de' Fiori a Roma, eretto nel 1889, è un simbolo potente del suo impegno civile e della sua retorica delle statue come forma di espressione politica. La sua produzione pittorica, sebbene meno conosciuta rispetto alla sua opera scultorea, è caratterizzata da una notevole qualità e da una vasta gamma di soggetti, che spaziano dai paesaggi ai ritratti, dalle scene storiche alle vedute urbane. Tra le sue opere pittoriche più significative si ricordano "Vaso di fiori", "L'Omaggio", "Tombe degli Scaligeri", "Il Duomo di Verona", "Inaugurazione del monumento a Mentano", "Chioggia", "Radura nel bosco", "Le cave di Marino", "Via Latina", "Osteria a Ponte Salario" e "Veduta di". Ettore Ferrari lasciò un'impronta indelebile nel panorama artistico e culturale italiano tra la fine dell'Ottocento e il primo Novecento. La sua vita e la sua opera sono testimonianza del profondo legame tra arte e impegno civile, un'eredità che continua a ispirare le generazioni future.
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