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Antonio Fontanesi fu un pittore, incisore e docente italiano, nato il 23 febbraio 1818 a Reggio nell'Emilia, in una famiglia modesta, figlio di Giuseppe Fontanesi e Maddalena Gabbi. La sua infanzia fu segnata dalla povertà, circostanza che influenzò profondamente il suo percorso artistico e la sua sensibilità pittorica, conferendo alle sue opere una vena malinconica e idealista. Formazione e prime esperienze Fontanesi si formò presso la scuola reggiana di Prospero Minghetti, dove si distinse per il suo talento nel dipingere paesaggi e vedute. Già a sedici anni, ottenne un riconoscimento al premio di paesaggio, dimostrando precocemente la sua abilità artistica. Nel 1842, lavorò come scenografo per il Teatro Comunale di Reggio Emilia, realizzando scene per opere liriche come "La Sonnambula" e "La Fausta". L'impegno patriottico e gli anni in Svizzera Nel 1848, Fontanesi si unì ai volontari garibaldini per combattere contro gli Austriaci a Milano e, in seguito, si rifugiò in Svizzera, a Lugano e poi a Ginevra, dove rimase fino al 1865. Questo periodo fu cruciale per la sua crescita artistica: entrò in contatto con pittori come Alexandre Calame e Charles-François Daubigny, e visitò l'Esposizione Universelle di Parigi nel 1855, dove conobbe Jean-Baptiste-Camille Corot e i pittori della scuola di Barbizon. L'influenza della scuola di Barbizon e il ritorno in Italia L'influenza della scuola di Barbizon fu determinante per Fontanesi, che iniziò a introdurre nei suoi paesaggi effetti di luce e atmosfera, pur mantenendo uno stile personale e malinconico, in linea con i principi del Romanticismo europeo. Dopo un breve soggiorno a Londra nel 1865, Fontanesi tornò in Italia, stabilendosi a Firenze, dove incontrò altri importanti artisti dell'epoca, come Telemaco Signorini e Giovanni Fattori. L'insegnamento e l'innovazione artistica Nel 1869, Fontanesi ottenne la cattedra di paesaggio presso l'Accademia Albertina di Torino, dove insegnò fino al 1876. Durante questo periodo, influenzò molti allievi, tra cui Carlo Follini, e continuò a sperimentare con la pittura, avvicinandosi alla monocromia e adottando un segno pittorico nervoso e tormentato, pur rimanendo fedele a schemi compositivi tradizionali. L'esperienza in Giappone e l'influenza sulla pittura giapponese Nel 1876, Fontanesi si trasferì in Giappone, dove insegnò alla Scuola d'arte di Tokyo, introducendo tecniche europee di pittura a olio e concetti occidentali di prospettiva e anatomia. I suoi studenti giapponesi, tra cui Asai Chū e Yamamoto Hosui, furono profondamente influenzati dal suo insegnamento. Tuttavia, a causa di una grave malattia, Fontanesi fu costretto a rientrare in Italia nel 1878. Gli ultimi anni e il riconoscimento postumo Antonio Fontanesi morì a Torino il 17 aprile 1882, dopo aver trascorso gli ultimi anni della sua vita tra incomprensioni e difficoltà economiche. Nonostante ciò, la sua eredità artistica sopravvisse, e il riconoscimento per il suo lavoro crebbe significativamente dopo la sua morte. Nel 1901, la Biennale d'Arte di Venezia gli dedicò una retrospettiva, e nel 2018, a duecento anni dalla sua nascita, i Musei Civici di Reggio Emilia organizzarono una grande mostra per celebrare il suo contributo alla pittura dell'Ottocento italiano. Fontanesi fu un artista dotato di una forte sensibilità pittorica, capace di evocare atmosfere liriche e romantiche nei suoi paesaggi. Le sue opere, caratterizzate da un'intensa ricerca di valori atmosferici e da una profonda connessione con la natura, lo rendono uno dei più sensibili pittori romantici italiani e un importante precursore del Simbolismo.
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