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Manlio Giarrizzo fu un artista poliedrico italiano, nato a Palermo il 3 gennaio 1896, in una famiglia dove l'arte era una componente fondamentale della vita quotidiana. Figlio del pittore Carmelo Giarrizzo e fratello di due pittrici, Adele e Maria Giarrizzo, Manlio crebbe in un ambiente che favorì il suo precoce interesse per le arti visive. La sua formazione artistica iniziò sotto la guida del padre, che aveva studiato con il noto pittore Domenico Morelli, e proseguì all'Istituto d'Arte di Palermo, dove fu allievo del pittore romano Alessandro Morani. Giarrizzo si distinse per la sua versatilità, esprimendosi non solo come pittore, ma anche come architetto e scultore. La sua carriera artistica fu segnata da un costante impegno nel rinnovamento dell'arte siciliana. Nel 1924, insieme ad altri artisti come Pippo Rizzo, Giovanni Varvaro, Ciro Drago, Alfonso Amorelli, fondò il gruppo "Artisti Siciliani indipendenti" e la rivista "Aretusa", con l'intento di promuovere un'arte che fosse al contempo radicata nella tradizione e aperta alle novità del panorama artistico internazionale. La sua prima esperienza espositiva avvenne nel 1925, alla Mostra d'arte primaverile siciliana, dove presentò opere che rivelavano influenze simboliste. Nel corso della sua carriera, Giarrizzo partecipò a numerose esposizioni, tra cui le Biennali di Venezia e le Quadriennali di Roma, affermandosi come uno degli artisti più significativi del suo tempo. Durante gli anni '20 e '30, Giarrizzo lavorò anche come direttore dell'ufficio tecnico della Ducrot, una nota fabbrica di mobili che collaborava con diversi artisti, tra cui Ernesto Basile. Questa esperienza gli permise di esplorare il rapporto tra arte e design, contribuendo alla creazione di interni e arredi di rilievo. Nel dopoguerra, l'arte di Giarrizzo subì una trasformazione, tendendo verso un realismo scarno e una sintesi che si avvicinava all'astrazione. In questo periodo, l'artista si dedicò a un riesame critico delle avanguardie europee del Novecento, lasciandosi ispirare da figure come Matisse e Picasso. La sua sperimentazione lo portò a produrre opere che spaziavano dal picassiano al futurista, fino all'astratto, sulla linea di Klee. Oltre alla pittura, Giarrizzo fu attivo anche nell'insegnamento. Fu professore di decorazione all'Accademia di Belle Arti di Palermo e, dal 1937, insegnò scenografia all'Accademia di Belle Arti di Napoli. La sua influenza si estese così anche alla formazione delle nuove generazioni di artisti. Nel 1956, Giarrizzo ottenne la nomina a titolare della cattedra di pittura all'Accademia di Brera a Milano, ma il suo trasferimento in Lombardia fu breve. Una grave malattia lo costrinse a trasferirsi dalla sorella a Firenze, dove morì nel giugno del 1957. Le opere di Manlio Giarrizzo sono presenti in numerose collezioni pubbliche e private, e sono state esposte in importanti musei e gallerie. Tra i suoi lavori più noti si annoverano "Natura morta con frutta", "Sante e Vergini Martiri", "Primavera" del 1930, "Canti nel bosco" del 1936, "Garofani bianchi" del 1941, e "La bambina e la rosa" del 1929. Questi dipinti testimoniano la sua abilità nel catturare la luce e il colore, e la sua capacità di esprimere una visione personale e innovativa del mondo che lo circondava. Manlio Giarrizzo rimane una figura di spicco nella storia dell'arte italiana del XX secolo, un artista che ha saputo attraversare e interpretare i cambiamenti del suo tempo, lasciando un'impronta indelebile nel panorama artistico del suo paese.
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