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Giacinto Gigante nacque a Napoli il 11 luglio 1806, in una famiglia dove l'arte aveva già radici profonde grazie a suo padre Gaetano Gigante, noto frescante napoletano. La sua formazione artistica iniziò sotto la guida del padre, da cui ricevette i primi rudimenti di pittura. La sua carriera artistica prese avvio già in giovane età, quando nel 1818 realizzò il suo primo lavoro da vita, un ritratto di un vecchio pescatore, segnando così l'inizio del suo percorso nel mondo dell'arte. Nel 1820, Gigante iniziò a frequentare privatamente l'atelier di Jacob Wilhelm Hüber, un pittore paesaggista tedesco che introdusse Gigante e il pittore Achille Vianelli all'uso della "camera lucida", uno strumento che permetteva di tracciare i contorni di un paesaggio su carta come studio preliminare. Questa esperienza fu fondamentale per lo sviluppo delle sue tecniche pittoriche, in particolare nell'uso dell'acquerello e nella rappresentazione panoramica dei paesaggi. Dopo aver lasciato Hüber, Gigante completò il suo apprendistato sotto la guida di Antonie Sminck Pitloo, un pittore olandese che aveva un atelier nel quartiere di Chiaia a Napoli. Pitloo ebbe un'influenza significativa su Gigante, introducendolo allo stile di Jacob Philipp Hackert e alla pittura paesaggistica che avrebbe caratterizzato gran parte della sua opera. Durante questo periodo, Gigante vinse il concorso di disegno dell'Istituto Reale di Belle Arti di Napoli nel 1823 e espose quattro opere alla prima Esposizione di Belle Arti nel 1826. Gigante divenne un esponente di spicco della Scuola di Posillipo, un gruppo di pittori paesaggisti attivi a Napoli nel XIX secolo, che prendeva il nome dall'area dove Gigante viveva. Questo movimento artistico si distingueva per la rappresentazione di paesaggi caratterizzati da una nuova sensibilità, dove luce e colore giocavano un ruolo fondamentale, andando oltre la tradizionale veduta paesaggistica per esplorare le emozioni e gli stati d'animo dell'artista. Nel corso della sua vita, Gigante viaggiò in Sicilia e Sorrento, venendo in contatto con i circoli sociali borbonici e ricevendo commissioni dalla corte di Ferdinando II di Napoli. Queste esperienze arricchirono ulteriormente la sua arte, permettendogli di esplorare nuovi paesaggi e di affinare la sua tecnica. Gigante fu anche influenzato dalla presenza a Napoli di pittori inglesi come Bonington e Turner, che introdussero una nuova sensibilità nella pittura di paesaggio, basata su un intimo rapporto tra luce e colore. Questa influenza si riflette nell'opera di Gigante, che riuscì a catturare la complessità dei rapporti tra la realtà oggettiva della natura e le emozioni umane attraverso l'uso del colore e della luce. Oltre a essere un pittore, Gigante fu anche incisore e insegnante, trasmettendo la sua passione e le sue conoscenze alle generazioni future. I suoi fratelli, Achille e Ercole Gigante, seguirono le sue orme diventando anch'essi artisti paesaggisti. Giacinto Gigante morì a Napoli il 29 settembre 1876, lasciando un'eredità artistica di grande valore. La sua opera continua a essere celebrata per la sua capacità di trasmettere la bellezza dei paesaggi attraverso una sensibilità unica, che unisce tecnica e emozione in modo inimitabile. La sua vita e il suo lavoro rimangono un punto di riferimento fondamentale per lo studio della pittura di paesaggio e della Scuola di Posillipo.
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