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Reinaldo Giudici nacque nel 1853 a Lenno, una località situata nella provincia di Como, in Italia. La sua vita e la sua carriera artistica furono segnate da numerosi spostamenti e da un costante impegno nella ricerca e nell'espressione artistica. Giudici emigrò in Uruguay con suo padre all'età di otto anni, stabilendosi a Montevideo. Questo trasferimento segnò l'inizio del suo percorso nel mondo dell'arte, iniziando a studiare nel laboratorio di Juan Manuel Blanes, un importante pittore uruguaiano. Nel 1876, Giudici si trasferì a Buenos Aires, in Argentina, dove fu tra i primi a frequentare le lezioni presso la "Sociedad Estímulo de Bellas Artes" (SEBA), un'istituzione chiave per lo sviluppo delle arti in Argentina. Due anni dopo, nel 1878, ricevette una borsa di studio dalla Provincia di Buenos Aires che gli permise di viaggiare in Italia per completare i suoi studi. Durante questo periodo, lavorò con Cesare Maccari, membro del movimento artistico dei Macchiaioli. Tuttavia, a causa di difficoltà finanziarie, fu costretto a ritornare in Argentina. Nonostante ciò, nel 1880, grazie a una nuova borsa di studio concessa dalla Provincia, poté tornare in Italia e studiare a Venezia con Giacomo Favretto, che influenzò profondamente il suo modo di presentare luce e colore. Durante il suo soggiorno in Italia, Giudici creò alcune delle sue opere più note, tra cui "La Sopa de los Pobres" (La zuppa dei poveri), esposta per la prima volta a Berlino nel 1884, durante un tour in Germania e Svizzera. Quest'opera fu successivamente acquistata da Eduardo Wilde per conto del governo argentino, diventando uno dei primi dipinti selezionati per l'inclusione nel nuovo Museo Nacional de Bellas Artes in Argentina. Giudici fu anche un insegnante presso la SEBA e la sua successore, l'"Academia Nacional de Bellas Artes" (ANBA), per 35 anni. Nel 1904, ricevette una medaglia d'oro all'Esposizione Universale di St. Louis. Oltre ai suoi dipinti, fu uno degli artisti incaricati di decorare il Teatro Colón e la Casa de la Cultura di Buenos Aires. Inizialmente, le sue opere erano prevalentemente di realismo sociale nello stile Costumbrismo. Negli ultimi anni della sua vita, si concentrò su ritratti e paesaggi. Le sue opere furono esposte in numerose mostre internazionali, tra cui l'Esposizione della Società Promotrice di Genova del 1883 e l'Annuale Esposizione di Milano del 1884, dove presentò diverse opere che riscossero grande successo. Morì a Venezia nel 1921, lasciando un'eredità artistica significativa che continua a essere apprezzata e studiata. Giudici è ricordato per la sua capacità di catturare la vita quotidiana e i paesaggi urbani con una sensibilità unica, utilizzando la luce e il colore per trasmettere emozioni e atmosfere. Le sue opere offrono uno sguardo intimo sulla società dell'epoca, riflettendo le condizioni sociali e culturali attraverso la pittura di genere e le vedute veneziane. La sua arte è conservata in importanti collezioni pubbliche e private, tra cui la Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma, che conserva la sua opera "Tradita" del 1884. La vita e l'opera di Reinaldo Giudici rappresentano un ponte tra l'Italia e l'Argentina, due paesi che hanno segnato profondamente la sua identità artistica. La sua eredità continua a essere un punto di riferimento per gli studi sulla pittura di genere e sul Costumbrismo, testimoniando l'importanza del suo contributo al panorama artistico internazionale del XIX e inizio XX secolo.
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