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Cesare Maccari nacque il 9 maggio 1840 a Siena, nel Granducato di Toscana. La sua formazione artistica iniziò presso l'Istituto di Belle Arti di Siena, dove si dedicò inizialmente alla scultura sotto la guida di Tito Sarrocchi e contribuì a completare il Monumento Pianigiani nella sua città natale. Successivamente, si trasferì a Firenze per lavorare nell'atelier di Luigi Mussini, un pittore purista che influenzò profondamente il giovane Maccari, indirizzandolo verso un interesse per l'arte tardo-medievale e rinascimentale. Durante i suoi anni formativi, Maccari ricevette commissioni importanti, come la copia delle opere di Bernardino Pinturicchio nella Cattedrale di Siena per una società inglese e la realizzazione di affreschi raffiguranti i quattro evangelisti per una cappella privata commissionata dal Marchese Pieri-Nerli. Queste prime esperienze gli valsero un prestigioso stipendio per studiare a Roma, che gli permise anche di viaggiare attraverso l'Italia. A Roma, Maccari si affermò come pittore di opere ad olio, realizzando tele come "Vittoria Colonna medita sulla poesia di Michelangelo" e "Sira che sacrifica la propria vita per la padrona Fabiola", che gli valsero medaglie e riconoscimenti in varie esposizioni. Fu anche attivo come frescante, decorando l'interno della chiesa del Sudario e la lunetta sopra la tomba dei Lombardi in Campo Verano. Il suo lavoro più noto è senza dubbio la serie di affreschi realizzati tra il 1882 e il 1888 nella sala di Palazzo Madama a Roma, sede del Senato italiano, raffiguranti eventi famosi nella storia del Senato dell'antica Roma, tra cui spicca "Cicerone denuncia Catilina". Quest'opera, che rappresenta l'apice della sua carriera, mostra la maestria di Maccari nel combinare la sua formazione accademica con un vivido realismo storico. Maccari fu anche un apprezzato ritrattista e, influenzato dall'esperienza veneziana, si specializzò in dipinti con soggetti esotici dopo il 1872. La sua produzione artistica non si limitò alla capitale: tornò a Siena per decorare la Sala del Risorgimento nel Palazzo Pubblico e lavorò a Loreto, dove rimpiazzò gli affreschi deteriorati di Il Pomarancio nella cupola della Basilica della Santa Casa. La sua carriera subì un arresto improvviso a causa di un incidente che lo paralizzò, costringendolo ad abbandonare la pittura circa dieci anni prima della sua morte. Cesare Maccari morì a Roma il 7 agosto 1919, lasciando un'eredità artistica significativa che rifletteva il gusto e lo stile dell'epoca umbertina e contribuiva al linguaggio nazionale dell'arte italiana. Oltre ai suoi dipinti e affreschi, Maccari lasciò un'impronta duratura nella decorazione di spazi pubblici e religiosi, dimostrando una versatilità che gli permise di spaziare dalla pittura di cavalletto alle grandi commissioni pubbliche. La sua opera fu riconosciuta e celebrata anche postuma, come dimostra l'emissione di una moneta commemorativa da 5 euro in occasione del centenario della sua morte. La biografia di Cesare Maccari è un viaggio attraverso l'arte italiana del secondo Ottocento, un periodo di grandi cambiamenti politici e sociali che si riflettevano nell'arte e nella cultura del tempo. Maccari, con la sua abilità tecnica e la sua sensibilità artistica, fu in grado di catturare l'essenza di questo periodo storico, lasciando un'eredità che continua a essere apprezzata e studiata ancora oggi.
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