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Andrea Malfatti, nato a Mori nel 1832, è una figura emblematica dell'arte italiana del XIX secolo, la cui vita e opera si intrecciano strettamente con la storia e la cultura del suo tempo. Figlio di Francesco, campanaro della chiesa di S. Stefano, e di Caterina Boschetti, Malfatti crebbe in una famiglia di umili condizioni, ma fin da giovane mostrò una predisposizione notevole per le arti visive. La sua educazione artistica iniziò sotto la guida del Pievano di Mori, don Antonio Moar, che riconobbe il suo talento e lo incoraggiò a perseguire una formazione formale. Grazie al sostegno economico della nobildonna Margherita Salvetti Cloz, Malfatti poté frequentare la scuola comunale di disegno a Trento, dove si distinse per il suo brillante percorso di studi. Questo successo gli aprì le porte dell'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, dove seguì i corsi tenuti da Benedetto Cacciatori, uno scultore toscano di formazione neoclassica. La sua formazione a Milano, nel cuore pulsante dell'ambiente artistico italiano della seconda metà dell'Ottocento, fu cruciale per lo sviluppo della sua identità artistica. Malfatti divenne rapidamente uno dei principali esponenti della corrente realistica lombarda, un movimento che cercava di rappresentare la realtà con un approccio diretto e senza artifici. Dopo un periodo di ritorno tra Trento e Mori, Malfatti si stabilì definitivamente a Milano, dove visse gli anni più fecondi della sua carriera. Nonostante il successo, non dimenticò mai le sue radici, mantenendo un legame profondo con la sua terra natale. Questo legame si riflette nelle sue opere, che spesso evocano temi e paesaggi legati alla regione trentina. La sua produzione artistica è caratterizzata da una grande varietà di soggetti, che spaziano dal ritratto alla scultura, dalla pittura di genere alla realizzazione di monumenti pubblici. Malfatti fu anche un fervente irredentista, un aspetto che traspare in alcune delle sue opere più significative. La sua arte divenne un mezzo per esprimere il desiderio di un'Italia unita e indipendente, un tema particolarmente caro agli artisti e intellettuali del Risorgimento. La sua partecipazione attiva alla vita culturale e politica del tempo lo portò a intrattenere corrispondenze con figure di spicco del movimento irredentista, tra cui Giuseppe Garibaldi. Tra le sue opere più note, si ricorda la gipsoteca di Andrea Malfatti, una collezione di opere in gesso donate al Municipio di Trento e conservate al Mart, il Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto. Questa collezione offre una panoramica significativa della sua produzione scultorea, mettendo in luce la sua abilità nel modellare il gesso con una maestria che rivela l'influenza delle tendenze artistiche milanesi dell'epoca. Un altro aspetto rilevante della sua opera è l'attenzione per il tema dell'esotico, come dimostra la sua scultura "Egizia", realizzata nel 1889. Quest'opera, insieme ad altre come "La schiava ribelle", testimonia il suo interesse per culture e civiltà lontane, un interesse che si inserisce nel più ampio contesto dell'orientalismo ottocentesco. Andrea Malfatti morì a Trento il 9 febbraio 1917, lasciando un'eredità artistica di grande valore. La sua vita e il suo lavoro continuano a essere oggetto di studio e ammirazione, testimoniando il suo contributo significativo all'arte italiana.
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