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Carlo Mancini, nato a Milano il 28 febbraio 1829 e morto nella stessa città il 10 marzo 1910, è stato un pittore italiano noto per le sue scene rurali e soggetti orientali. Proveniente da un'antica e nobile famiglia milanese, Mancini crebbe in un ambiente culturalmente ricco e liberale, frequentando alcune delle figure più eminenti del mondo musicale milanese. Tra gli ospiti regolari della villa di famiglia a Merate, si annoverano Gioachino Rossini, Gaetano Donizetti e Giuseppe Verdi, oltre ad Arrigo Boito, con il quale Mancini strinse una profonda amicizia. L'interesse di Mancini per la pittura fu probabilmente suscitato dallo zio materno, il pittore paesaggista Rinaldo Barbiano di Belgioso. Nonostante l'assenza di documentazione ufficiale riguardante i suoi studi accademici, si sa che fu allievo di Giuseppe Bisi, titolare della cattedra di paesaggio presso l'Accademia di Brera, come testimoniato da un lavoro di fine corso datato metà degli anni '50 del XIX secolo. La sua formazione artistica, tuttavia, si sospetta avvenisse principalmente al di fuori delle istituzioni accademiche. La carriera espositiva di Mancini iniziò con la presentazione dell'opera "Mattino d'inverno" all'Esposizione Internazionale di Parigi nel 1857. Un viaggio in Bretagna e Normandia lo mise in contatto con la pittura paesaggistica inglese, influenzando il suo interesse verso una rappresentazione fedele della realtà, sebbene mitigata da toni romantici tardivi nella gestione della luce. Fino al 1875, anno in cui cessò di esporre, Mancini si concentrò su soggetti rurali, ispirati principalmente alla campagna della Brianza e ai ricordi del suo soggiorno giovanile in Normandia. Queste opere ricevettero recensioni positive dalla critica e gli valsero riconoscimenti ufficiali. Nella fase successiva della sua carriera, Mancini intraprese viaggi in Egitto, Arabia, India, Birmania e Cina, da cui tornò con centinaia di schizzi che conservò in un forziere di ferro fino alla sua morte. Questi schizzi furono donati nel 1929 alla Galleria Moderna d'Arte. A partire dagli anni '70 del XIX secolo, dopo i suoi viaggi in Oriente, il suo lavoro iniziò ad includere maggiormente soggetti orientali. Mancini lavorò principalmente ad acquerello, ma occasionalmente utilizzò anche l'olio. Tra le sue opere più note si annoverano "Buoi Aggiogati al Carro Sulle Rive del Lago di Annone" (1857), "Coucher de Soleil sur les Pyramides d'Egypte" (1875) e "Le Désert d'Egypte". Altre opere degne di nota includono "Tramonto di novembre sulle pianure lombarde", "Luogo Solitario In Valle Brentano" e "Sulle rive del Brenta". La vita e l'opera di Carlo Mancini riflettono l'intersezione tra la cultura artistica italiana e le influenze internazionali del XIX secolo. La sua capacità di catturare la bellezza sia della campagna italiana che dei paesaggi esotici dell'Oriente testimonia la sua versatilità come artista e il suo contributo significativo al panorama artistico del suo tempo. La sua eredità continua a essere celebrata attraverso le collezioni di musei e gallerie d'arte, nonché attraverso l'apprezzamento delle sue opere da parte di collezionisti e amanti dell'arte.
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