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Francesco Manno fu un illustre pittore e architetto italiano, nato a Palermo il 20 dicembre 1754 e morto a Roma il 18 giugno 1831. La sua vita e la sua opera si inseriscono pienamente nel contesto del Neoclassicismo, movimento artistico che cercava di riscoprire e rivivere gli ideali estetici dell'antichità classica. Manno iniziò la sua carriera come orafo, seguendo le orme familiari, ma la sua passione per l'arte lo portò ben presto a dedicarsi completamente alla pittura, sotto la guida dei suoi fratelli maggiori, Antonio e Vincenzo, anch'essi pittori. Nel 1786, Manno decise di trasferirsi a Roma, il cuore pulsante dell'arte e della cultura dell'epoca, dove ebbe l'opportunità di lavorare e studiare sotto la guida di Pompeo Batoni, uno dei massimi esponenti del Neoclassicismo. Successivamente, entrò nello studio di Francesco Preziado de la Vega, ampliando ulteriormente le sue conoscenze e le sue competenze artistiche. Questo periodo romano fu cruciale per la formazione di Manno, che assorbì gli insegnamenti del Neoclassicismo, caratterizzati da un ritorno all'ordine, alla chiarezza e alla semplicità formale, ispirati all'arte greca e romana. La sua abilità e il suo talento non passarono inosservati: Manno divenne Segretario dell'Accademia di San Luca, una delle istituzioni artistiche più prestigiose dell'epoca, e il 13 luglio 1794 fu ammesso all'Accademia dei Virtuosi del Pantheon. La sua carriera ricevette un ulteriore impulso quando, favorito da Papa Pio VI, fu nominato Pittore degli Edifici Sacri Apostolici nel 1800, un riconoscimento che attestava il suo ruolo di primo piano nel panorama artistico romano. Le opere di Manno sono disseminate in varie chiese e palazzi di Roma e testimoniano la sua maestria nel campo della pittura e dell'architettura. Tra i suoi lavori più significativi si ricordano la pittura della "Discesa dalla Croce" nella chiesa dei Santi Apostoli, gli affreschi nel Palazzo Altieri (1793), le decorazioni nella chiesa di San Lorenzo in Lucina (1808) per celebrare la canonizzazione di San Francesco Caracciolo, e le opere nel Palazzo Arcivescovile di Monreale (1830). Un capolavoro che merita una menzione particolare è il fresco del soffitto nella Sala degli Ambasciatori del Palazzo del Quirinale (1822-1823), dove Manno rappresentò il Giudizio di Salomone, circondato da due tondi allegorici, dimostrando la sua abilità nel maneggiare grandi composizioni e la sua profonda comprensione dell'iconografia classica. La vita e l'opera di Francesco Manno si collocano in un periodo di grande fermento culturale e artistico, in cui l'arte neoclassica rifletteva gli ideali di bellezza, armonia e proporzione dell'antichità. Manno, con la sua produzione artistica, contribuì in modo significativo a questo rinnovamento culturale, lasciando un'impronta indelebile nel panorama artistico del suo tempo. La sua morte, avvenuta a Roma nel 1831, segnò la fine di una carriera ricca di successi e riconoscimenti, ma il suo lascito artistico continua a vivere, testimoniando la sua maestria e il suo genio.
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