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Pietro Marussig, nato a Trieste il 16 maggio 1879 e deceduto a Pavia il 13 ottobre 1937, è stato un pittore italiano di rilievo, noto per essere stato tra gli iniziatori del movimento artistico del Novecento. La sua vita e la sua opera si intrecciano con la storia culturale e politica dell'Italia di quel periodo, rendendo la sua figura particolarmente interessante per gli studiosi d'arte. Marussig nacque in una famiglia benestante, il quarto di cinque fratelli. Suo padre, un commerciante, era anche un collezionista di oggetti d'arte, il che probabilmente influenzò l'interesse di Pietro per l'arte fin dalla giovane età. Ricevette le sue prime lezioni d'arte a Trieste da Eugenio Scomparini, un insegnante di disegno e pittore attivo nella città di fine secolo. Questo periodo formativo fu seguito da un viaggio a Roma nel 1903, dopo il suo matrimonio con Rina Drenik, dove approfondì la sua conoscenza dei classici, sviluppando una particolare ammirazione per Tiziano. La carriera artistica di Marussig fu caratterizzata da una costante evoluzione stilistica e da un'intensa attività espositiva. Dopo aver trascorso i primi anni a Trieste, dove lavorò dal 1898 al 1918, si trasferì a Milano nel 1919, dove rimase fino alla sua morte nel 1937. Durante questi anni, Marussig si dedicò alla pittura in uno stile espressionista rappresentativo, realizzando scene di genere, vedute e ritratti. La sua produzione iniziale si concentrò su ritratti e autoritratti, tra cui spicca il "Ritratto della sorella minore Eugenia" del 1898, che dimostra già la sua abilità nel catturare l'essenza dei suoi soggetti. Marussig fu parte integrante del gruppo di artisti milanesi noto come Novecento Italiano, che includeva figure di spicco come Anselmo Bucci, Leonardo Dudreville, Achille Funi, Gian Emilio Malerba, Ubaldo Oppi e Mario Sironi. Questo gruppo, che aveva inclinazioni fasciste, fu coeso da Lino Pesaro, proprietario di una galleria, e Margherita Sarfatti, scrittrice e critica d'arte nonché amante di Mussolini. Intorno al 1930, Marussig stabilì una scuola a Milano insieme a Funi e Bortolotti, contribuendo significativamente alla formazione artistica nella città. Nonostante il suo carattere schivo e appartato, Marussig lasciò un'eredità significativa nell'ambiente artistico italiano. La sua decisione di allontanarsi ancora giovane per trasferirsi a Milano e poi il suo rientro a Trieste negli anni Trenta, nonché la sua precoce scomparsa, non hanno impedito il riconoscimento della sua arte. La sua partecipazione a numerose esposizioni, tra cui la Biennale d'Arte Romana e la Quadriennale di Torino, testimonia l'apprezzamento che il suo lavoro ricevette durante la sua vita. La sua amicizia con numerosi giovani artisti e la sua partecipazione al circuito culturale milanese lo spinsero a rinnovarsi continuamente. Le sue composizioni, nel tempo, mostrarono una maggiore plasticità, con figure che acquistavano volume e monumentalità. Marussig esplorò temi come la figura umana, la natura morta e il paesaggio, adattando il suo stile alle tendenze artistiche del momento senza mai perdere la propria voce unica. In conclusione, Pietro Marussig è stato un artista di grande talento e versatilità, la cui opera riflette le complesse dinamiche culturali e politiche dell'Italia del primo Novecento. La sua capacità di evolversi artisticamente, mantenendo al contempo una coerenza stilistica, lo rende una figura di spicco nella storia dell'arte italiana. La sua eredità continua a essere celebrata attraverso esposizioni e studi che approfondiscono la sua vita e il suo lavoro, assicurando che il suo contributo all'arte italiana non venga dimenticato.
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