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Domingo Motta, nato a Genova nel giugno del 1872, è stato un artista poliedrico che ha lasciato un'impronta indelebile nel panorama artistico italiano tra la fine dell'Ottocento e la prima metà del Novecento. La sua vita e la sua opera si intrecciano strettamente con la storia e l'evoluzione della pittura italiana, testimoniando un periodo di grande fermento culturale e artistico. Motta iniziò il suo percorso formativo all'Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova, dove ebbe l'opportunità di studiare sotto la guida di maestri del calibro di Giovanni Quinzio. Questo periodo fu fondamentale per la sua formazione, poiché gli permise di assimilare le basi tecniche e teoriche della pittura, che avrebbe poi sviluppato e trasformato nel corso della sua carriera. Dopo gli studi a Genova, Motta si trasferì a Torino per approfondire la sua formazione artistica con Vittorio Cavalleri, un altro importante passo che contribuì a definire il suo stile e la sua visione artistica. Il suo esordio nel mondo dell'arte avvenne nel campo della scenografia, dove dimostrò una notevole abilità nel dipingere scenari teatrali. Questa esperienza iniziale riflette la versatilità di Motta come artista e la sua capacità di adattarsi a diversi generi e tecniche pittoriche. Tuttavia, fu nella pittura che Motta trovò la sua vera vocazione, esplorando e sperimentando con stili e temi diversi nel corso della sua carriera. Uno degli aspetti più interessanti del percorso artistico di Motta è la sua adesione al divisionismo, un movimento pittorico che si sviluppò in Italia verso la fine del XIX secolo. Il divisionismo, con la sua tecnica basata sulla scomposizione del colore in tinte pure applicate in piccoli tocchi, rappresentò per Motta un mezzo per esplorare nuove possibilità espressive e per rinnovare la sua arte. La sua opera "La metropoli del futuro", dipinta nel 1918, è un esempio emblematico di questa fase della sua produzione, in cui coniuga temi futuristici e una tecnica pittorica innovativa. Nonostante l'adesione a correnti moderne come il divisionismo, Motta non abbandonò mai del tutto le sue radici realistiche, che rimasero una costante nel suo lavoro. Questa dualità tra innovazione e tradizione è una caratteristica distintiva della sua opera, che si manifesta nella varietà dei soggetti trattati, dai paesaggi alle scene di vita quotidiana, fino a composizioni di più ampio respiro sociale e politico. Oltre alla pittura, Motta si dedicò anche all'incisione e alla scenografia, dimostrando ancora una volta la sua versatilità e il suo talento. La sua abilità nel maneggiare diverse tecniche e materiali gli permise di esprimersi in modi sempre nuovi e originali, contribuendo a consolidare la sua reputazione come uno degli artisti più innovativi del suo tempo. Domingo Motta visse una lunga vita, spegnendosi a Genova Pegli nel 1962, dopo aver attraversato decenni di cambiamenti storici e culturali che influenzarono profondamente la sua arte. La sua eredità artistica è testimoniata dalle numerose opere che ha lasciato, molte delle quali sono conservate in musei e collezioni private. La sua capacità di sperimentare e di rinnovarsi costantemente, insieme alla profondità dei temi trattati, rendono Motta una figura di spicco nella storia dell'arte italiana, un artista che ha saputo interpretare e rappresentare il suo tempo con sensibilità e originalità.
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