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Argio Orell fu un pittore e incisore italiano, nato a Trieste il 17 settembre 1884 e deceduto nella stessa città il 10 gennaio 1942. La sua vita e la sua opera si inseriscono in un contesto artistico di grande fermento, caratterizzato da movimenti come la Secessione Viennese e il Japonisme, che influenzarono profondamente il suo stile e la sua produzione artistica. Figlio di Giuseppe e Calliope Iconomo, Orell iniziò il suo percorso formativo presso la Scuola Industriale di Trieste sotto la guida di Eugenio Scomparini. La sua precoce inclinazione per le arti visive lo portò, nonostante la giovane età, ad essere ammesso all'Accademia di Belle Arti di Monaco di Baviera, dove ebbe l'opportunità di studiare sotto la tutela di Franz von Stuck, un artista di spicco dell'epoca. Von Stuck non solo apprezzò i primi lavori di Orell, ma lo prese sotto la sua ala, influenzando significativamente il suo sviluppo artistico. Al termine dei suoi studi, Orell fu premiato per il miglior lavoro di uno studente straniero, riconoscimento che testimonia il suo talento e la sua dedizione all'arte. Ritornato a Trieste, Orell iniziò a farsi conoscere attraverso esposizioni di successo che gli valsero l'attenzione e l'apprezzamento di un pubblico più ampio, estendendo la sua fama oltre i confini locali. Le sue opere furono esposte anche a Roma e Bergamo, e tra i suoi estimatori e clienti si annoverò persino il Re d'Italia. Durante gli anni '20 e '30, Orell divenne uno dei ritrattisti italiani più ricercati, grazie alla sua capacità di catturare l'essenza dei suoi soggetti con uno stile distintivo e raffinato. Orell fu anche un artista commerciale, realizzando poster pubblicitari per diverse aziende. Circa quindici di questi poster sono stati ritrovati, alcuni dei quali mostrano l'influenza di artisti come Leonetto Cappiello e Marcello Dudovich. La sua produzione grafica spaziava dai cartelloni pubblicitari fino alla famosa serie di tarocchi eseguita per la Modiano, dimostrando una conoscenza approfondita delle stampe giapponesi, di cui era un appassionato collezionista. L'interesse di Orell per la cultura giapponese si manifestò durante il suo soggiorno a Monaco, dove probabilmente entrò in contatto con il Japonisme. Egli approfondì la sua conoscenza dell'arte giapponese attraverso la lettura di riviste e libri sull'Ukiyo-e e lo studio di specifiche xilografie giapponesi. Nel 1910, realizzò il poster per la Fiera di Capodistria, in cui riuscì a fondere l'influenza del Japonisme con i dettami della Secessione, creando soluzioni eleganti e personali. Nel 1912, curò un'esposizione di arte orientale a Trieste, ulteriore testimonianza del suo interesse per l'arte e la cultura dell'Estremo Oriente. Durante la Prima Guerra Mondiale, Orell fu arruolato nell'esercito austriaco e inviato a Radkersburg, dove, insieme ad altri artisti e intellettuali, tra cui l'amico e pittore Vito Timmel, realizzò dipinti murali (oggi perduti) per il club Bohem. Questa esperienza, sebbene difficile, non interruppe il suo percorso artistico, che continuò a svilupparsi anche attraverso la pittura di vetrate, come quelle realizzate nel 1906 per il Palazzo Modello di Trieste. La sua produzione artistica fu variegata e comprendeva ritratti, allegorie e paesaggi, eseguiti con diverse tecniche tra cui olio su tavola, pastello e acquerello su cartone. Tra le sue opere più note si annoverano "Ritratto femminile", "Il Navarca", "Allegoria", "Trieste nel XIX secolo" e "Giovane donna con orecchini". Orell fu anche un personaggio centrale nei cenacoli letterari triestini e cugino del violinista Guido Pascolati, celebre all'epoca. La vita di Orell fu caratterizzata da un dandismo sopra le righe e da un irrequieto girovagare per la penisola italiana, che si rifletteva nel suo stile di vita e nella sua arte. Nonostante non abbia aderito alle avanguardie del suo tempo, la sua opera rimane un'espressione coerente del Liberty triestino e un esempio di come l'arte possa essere influenzata da movimenti culturali diversi, mantenendo al contempo una propria identità distintiva. Argio Orell lasciò un'impronta indelebile nel panorama artistico italiano, e la sua eredità continua a essere studiata e apprezzata.
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