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Eleuterio Pagliano fu un pittore italiano di spicco del periodo romantico, nonché attivista e combattente del Risorgimento, la lotta per l'unificazione e l'indipendenza italiana. Nato il 2 maggio 1826 a Casale Monferrato, nel Regno di Sardegna, Pagliano dimostrò un precoce interesse per l'arte, che lo portò a studiare presso l'Accademia di Brera a Milano. Qui, sotto la guida di Giuseppe Sogni e del pittore neoclassico Luigi Sabatelli, iniziò la sua formazione artistica, che inizialmente si manifestò attraverso opere di chiara impronta neoclassica. Tuttavia, il suo stile subì presto una svolta verso il Romanticismo, influenzato da artisti come Hayez e Tranquillo Cremona. Questo cambiamento si rifletté in opere come "La morte di Luciano Manara", che evidenziavano il suo impegno patriottico e la sua partecipazione attiva agli eventi del Risorgimento. Pagliano fu infatti un protagonista delle Cinque Giornate di Milano del 1848, un'insurrezione popolare contro la guarnigione austriaca, e si unì ai Bersaglieri di Manara nella difesa della Repubblica Romana. Dopo un breve ritorno alla pittura nel 1851, la sua passione per la causa risorgimentale lo vide nuovamente in armi nel 1859, quando si arruolò nell'esercito per combattere in Lombardia. La sua esperienza bellica influenzò profondamente la sua arte, come dimostra il dipinto "Presa del cimitero di Solferino", che ritrae una battaglia a cui partecipò personalmente. Nel corso della sua carriera, Pagliano ottenne riconoscimenti significativi, vincendo premi alle esposizioni di Parma, Torino, Parigi e Berlino. Tra le sue opere più note si annoverano "La Ragione di Stato", "Il divorzio di Napoleone I", "Tintoretto dipinge il ritratto della figlia morta", "L'inventario", "La lezione di geografia", "San Luigi" e "Il passaggio del Ticino", commissionato da Antonio Traversi di Verona. Inoltre, realizzò grandi dipinti a tempera per la sala d'attesa di prima classe della stazione ferroviaria di Milano e contribuì alla decorazione di teatri a Como e Verona. Pagliano fu insignito di numerosi onorificenze, tra cui l'Ordine della Corona d'Italia, l'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, la Legion d'Onore e il Commendatore dell'Ordine del Medjidie. La sua arte patriottica includeva anche un ritratto di Garibaldi e un'imponente tela di sei metri che raffigurava lo sbarco di Garibaldi e dei suoi "Cacciatori delle Alpi" a Sesto Calende sul Lago Maggiore. Nella fase successiva della sua vita, Pagliano si dedicò all'insegnamento presso l'Accademia di Brera, dove ebbe tra i suoi allievi Pompeo Mariani, Spartaco Vela e Uberto Dell’Orto. Nonostante durante la sua vita le sue opere non avessero suscitato grande clamore, la sua reputazione crebbe notevolmente poco dopo la sua morte, avvenuta il 5 gennaio 1903 a Milano, quando gli fu dedicata una mostra in suo onore. La sua produzione artistica si diversificò ulteriormente includendo ritratti, affreschi e velari per i teatri, e nella maturità, scene di genere in costume settecentesco. Tra le sue ultime opere impegnative vi fu la rievocazione della morte di Luciano Manara, un episodio che Pagliano aveva vissuto in prima persona durante gli scontri a Roma nel 1849. Eleuterio Pagliano fu anche un apprezzato incisore acquafortista, iniziando con la riproduzione di propri dipinti e successivamente creando opere originali di pregevole fattura. La sua attività di incisore si affiancò alla pittura, contribuendo a consolidare la sua fama come artista poliedrico e impegnato. La vita e l'opera di Eleuterio Pagliano si intrecciano strettamente con la storia dell'Italia del XIX secolo, riflettendo le aspirazioni e le lotte di un popolo in cerca di unità e libertà. Il suo lascito artistico e il suo contributo al Risorgimento lo rendono una figura emblematica della cultura italiana dell'epoca.
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