La Galleria Ponti compra opere e quadri del pittore Filippo Palizzi ( Vasto 1818 - Napoli 1899 ). Forniamo informazioni su prezzi, valore attuale di mercato, quotazioni, valutazioni e stime.
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Filippo Palizzi nacque il 16 giugno 1818 a Vasto, in Abruzzo, in una famiglia che avrebbe dato i natali a quattro fratelli pittori, contribuendo significativamente alla scena artistica italiana dell'Ottocento. Figlio di Antonio Palizzi, avvocato ed insegnante di belle lettere, e di Doralice del Greco, donna colta e dedita alla musica, Filippo crebbe in un ambiente che favoriva lo sviluppo delle inclinazioni artistiche. La sua formazione iniziò a Napoli, dove si trasferì nel 1836 per unirsi al fratello Giuseppe. L'anno successivo, Filippo fu ammesso al Real Istituto di Belle Arti di Napoli, dove iniziò a studiare sotto la guida di Gabriele Smargiassi, professore di pittura paesaggistica. Tuttavia, a causa di divergenze artistiche e politiche, Palizzi lasciò l'accademia per frequentare la scuola privata del pittore Giuseppe Bonolis. Questa scelta segnò l'inizio di un percorso che lo avrebbe portato a distaccarsi dagli schemi accademici in favore di un approccio più personale e realistico alla pittura. Nel 1839, Filippo espose per la prima volta all'Accademia di Napoli, ottenendo un riconoscimento che gli permise di vendere una delle sue opere alla Duchessa di Berry. Questo successo iniziale fu seguito da un periodo di studi e viaggi che lo portarono a entrare in contatto con le correnti artistiche europee più innovative. In particolare, il soggiorno a Parigi fu fondamentale: qui, Filippo fu influenzato dalla Scuola di Barbizon, che privilegiava la rappresentazione fedele e non idealizzata della natura. Durante i suoi viaggi in Belgio, Olanda, Francia, Malta e Moldavia, Palizzi approfondì la sua conoscenza della pittura fiamminga, caratterizzata da un forte realismo e da una minuziosa attenzione al dettaglio. Tornato a Napoli, Filippo Palizzi si dedicò alla rappresentazione di scene rurali, animali e paesaggi, diventando uno dei maggiori esponenti del verismo italiano. La sua pittura si distingueva per l'accuratezza dei dettagli e per l'uso di una luce calda che conferiva morbidezza e profondità alle sue composizioni. Tra le sue opere più note, si ricordano "Pastore addormentato con il suo cane" e "Pastorella", quest'ultima esemplificativa della sua capacità di infondere un intenso sentimento poetico nei temi bucolici. Nonostante il successo, Filippo Palizzi non fu immune dalle critiche: la sua attenzione quasi maniacale per il dettaglio fu talvolta vista con sospetto da una critica contemporanea più incline a valorizzare l'idealizzazione. Tuttavia, la sua opera ebbe un impatto significativo sulla pittura napoletana dell'epoca, contribuendo a rinnovarne lo stile e le tematiche. Oltre alla pittura, Filippo Palizzi condivise la sua passione per l'arte con i fratelli, in particolare con Giuseppe, che si stabilì a Parigi e divenne un punto di riferimento per l'ambiente artistico parigino. La famiglia Palizzi, grazie al talento di Filippo e dei suoi fratelli, giocò un ruolo chiave nella diffusione del realismo e nella valorizzazione della pittura di genere e paesaggistica in Italia. Filippo Palizzi morì a Napoli l'11 settembre 1899, lasciando un'eredità artistica di grande valore. Le sue opere sono conservate in importanti musei e collezioni, tra cui la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma e il Museo di Capodimonte a Napoli. La sua vita e la sua arte rimangono un esempio luminoso di dedizione alla rappresentazione autentica della realtà, ispirando generazioni di artisti a seguire la propria visione con integrità e passione.
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