La Galleria Ponti compra opere e quadri del pittore Gino Parin ( Trieste 1876 - Bergen Belsen 1944). Forniamo informazioni su prezzi, valore attuale di mercato, quotazioni, valutazioni e stime.
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Gino Parin, pseudonimo di Federico Guglielmo Jehuda Pollack, nacque il 25 agosto 1876 a Trieste, in una famiglia di antiche origini ebraiche. La sua vita e la sua arte si intrecciano strettamente con la storia e le vicissitudini del Novecento, attraversando momenti di grande espressione artistica fino alle tragiche conseguenze delle leggi razziali e della Seconda Guerra Mondiale. La formazione artistica di Parin iniziò nella sua città natale, Trieste, sotto la guida di Eugenio Scomparini, da cui probabilmente derivò il suo pseudonimo. Successivamente, proseguì i suoi studi presso l'Accademia di Belle Arti di Venezia e completò la sua formazione all'Accademia di Belle Arti di Monaco di Baviera, dove fu allievo di Karl Raupp. Durante questo periodo, Parin si avvicinò alla caricatura, satirizzando la borghesia tedesca convenzionale, e iniziò a esporre le sue opere, ottenendo la sua prima esposizione al Glaspalast di Monaco. Il soggiorno a Parigi fu un altro momento significativo nella vita di Parin, dove incontrò Ella Auler, un'artista e musicista di St. Louis, Missouri, che in seguito divenne sua moglie. Il loro figlio, Edgar, emigrò negli Stati Uniti e divenne un noto scrittore e illustratore di libri per bambini insieme alla moglie, Ingri. Ritornato a Trieste, Parin si dedicò principalmente alla pittura di ritratti, realizzando una lunga serie dedicata alle famiglie di Ernesto Lackenbacher e Moise Mario Tedeschi. La sua abilità come ritrattista gli valse una medaglia d'oro all'XI Internationalen Kunstausstellung nel Glaspalast nel 1913. Tra le due guerre mondiali, espose le sue opere a Vienna, Trieste e alla Biennale di Venezia, oltre a partecipare a mostre internazionali, come l'Internazionale Quadriennale di Torino nel 1923, dove ricevette un'altra medaglia d'oro. Nonostante i successi, la vita di Parin fu segnata dalle leggi razziali che gli proibirono di esporre in Germania dopo il 1938. Aveva acquisito la cittadinanza svizzera e risiedeva legalmente a Campo Blenio, ma fu comunque detenuto in Italia e deportato nel campo di concentramento di Bergen-Belsen, dove morì poco dopo il suo arrivo il 9 giugno 1944. L'opera di Gino Parin è caratterizzata da un'evoluzione stilistica che va dall'impostazione accademica tedesca verso una personale rielaborazione del gusto degli anni Déco, con una produzione incentrata soprattutto su ritratti femminili e pittura d'interni. La sua abilità nel valorizzare l'espressione dei volti con un buon senso della luce e inquadrature originali lo ha reso noto come il "pittore delle belle donne". La sua tecnica accurata e l'attenzione all'espressione dei volti sono evidenti nei suoi ritratti, eseguiti con carboncino o matita grassa, che riflettono un buon senso della luce e inquadrature originali. Durante la sua carriera, Parin mantenne stretti legami con la Germania e viaggiò ampiamente in Europa, visitando la Svizzera, la Francia e l'Inghilterra. La sua partecipazione alle Biennali di Venezia e altre mostre internazionali testimonia il riconoscimento del suo talento oltre i confini italiani. La vita e l'opera di Gino Parin sono un esempio della complessità dell'esperienza artistica nel Novecento, segnata da momenti di grande creatività e tragiche vicissitudini storiche. La sua eredità artistica continua a essere apprezzata e studiata, come dimostrano le mostre e le pubblicazioni dedicate alla sua opera.
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