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Giovanni Ponticelli, nato a Napoli intorno al 1829 e deceduto nel 1880, è stato un pittore italiano che ha lasciato un'impronta significativa nel panorama artistico del XIX secolo. La sua formazione artistica si svolse presso l'Accademia di Belle Arti di Napoli, dove fu allievo di Filippo Palizzi, uno dei maggiori esponenti della scuola di pittura napoletana dell'epoca. Questo contesto formativo gli permise di assimilare le correnti romantiche e storiche che influenzarono profondamente il suo stile e la sua produzione artistica. La carriera di Ponticelli fu caratterizzata da una precoce affermazione, testimoniata dalla sua partecipazione alla Mostra Borbonica del 1855, dove espose opere di soggetto religioso come "Parabola delle dieci vergini", "Grande Madre di Dio", "Beata Vergine con Bambino e San Giuseppe" e, nel 1859, "Santa Elisabetta, Regina d'Ungheria visita una capanna". Queste opere rivelano la sua abilità nel trattare temi sacri con una sensibilità e una profondità che catturano l'attenzione dello spettatore, dimostrando una precoce maturità artistica. Dopo il 1860, il suo interesse si spostò verso temi più patriottici, come evidenziato dal dipinto "Un garibaldino ferito spiega le sue imprese a due giovani donne", esposto all'Esposizione Nazionale di Firenze del 1861. Questo cambiamento tematico riflette il contesto storico dell'epoca, segnato dall'Unità d'Italia e dal fervore patriottico che animava il paese. Ponticelli seppe interpretare lo spirito del suo tempo, contribuendo con la sua arte alla costruzione dell'identità nazionale italiana. Tra le sue opere più significative si annoverano anche "La convalescenza del Cavaliere Baiardo" (1867), "L'ingresso del Cardinale Ruffo a Napoli nel 1799" e "La sparata del vino nuovo". Questi dipinti dimostrano la sua versatilità nel trattare sia soggetti storici che di genere, riuscendo a catturare con maestria momenti di vita quotidiana e episodi significativi della storia italiana. Un aspetto peculiare della sua attività artistica fu la realizzazione di sipari per teatri, tra cui quello del Teatro di Corato, raffigurante la Disfida di Barletta, e quelli di Salerno e Chieti nel 1875, quest'ultimo realizzato insieme al suo allievo Ciro Punzi e dedicato al Trionfo di Gaio Asinio Pollione. Queste opere testimoniano la sua abilità nel lavorare su grandi superfici e la sua capacità di inserirsi nel contesto culturale e sociale delle città italiane dell'epoca. La produzione artistica di Giovanni Ponticelli si inserisce in un periodo di grande fermento culturale e artistico in Italia, caratterizzato dalla ricerca di una propria identità nazionale e dalla valorizzazione del patrimonio storico e culturale. La sua opera, profondamente radicata nella tradizione pittorica napoletana, si distingue per la capacità di fondere insieme sensibilità romantica, attenzione al dettaglio storico e impegno civile, rendendolo uno dei protagonisti della scena artistica italiana dell'Ottocento. Nonostante la sua morte prematura, avvenuta nel 1880, l'eredità di Giovanni Ponticelli continua a vivere attraverso le sue opere, che rimangono testimonianza della sua maestria e del suo contributo all'arte italiana. La sua vita e la sua opera sono state oggetto di studi e riconoscimenti, che ne hanno consolidato la reputazione come uno dei pittori più significativi del suo tempo, capace di interpretare con sensibilità e originalità i cambiamenti e le aspirazioni della sua epoca.
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