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Mario Radice è stato un pittore italiano nato a Como il 10 agosto 1898 e deceduto il 26 luglio 1987. È considerato uno dei capisaldi dell'astrattismo italiano, movimento che ha segnato una svolta radicale nell'arte del XX secolo. La sua vita e la sua opera si intrecciano strettamente con i fermenti culturali e artistici del suo tempo, rendendolo una figura di spicco nel panorama artistico non solo nazionale ma anche internazionale. La formazione artistica di Radice inizia precocemente, nel 1912, quando prende lezioni private da Achille Zambelli e Pietro Clerici, due influenti artisti locali. Questo periodo di apprendistato si rivela fondamentale per la sua crescita artistica. Durante il servizio militare tra il 1918 e il 1920, Radice ha l'opportunità di viaggiare in Europa, venendo a contatto con le avanguardie artistiche del dopoguerra, un'esperienza che influenzerà profondamente il suo percorso creativo. Dopo il servizio militare, Radice intraprende studi universitari in medicina veterinaria, ma presto abbandona questa strada per lavorare in una cartiera. Questa esperienza gli permette di approfondire le tecniche di produzione della carta e del pergamena. Nel 1927, fonda una propria azienda per brevettare una macchina per il riciclo dell'acido solforico, che riesce a esportare fino a Buenos Aires. Tuttavia, la crisi economica seguita al crollo della borsa di Wall Street nel 1929 lo porta a perdere il capitale accumulato in Argentina. Negli anni '20, Radice si avvicina ai problemi dell'architettura razionalista e si unisce a un gruppo di artisti e architetti condividendo l'interesse per il rinnovamento delle arti e dell'architettura. Nel 1927, espone per la prima volta a Como e inizia a partecipare a mostre e collaborazioni artistiche con importanti architetti razionalisti come Giuseppe Terragni, Piero Lingeri e Luigi Figini. Dal 1930, Radice si dedica completamente alla pittura e realizza una serie di opere decorative, tra cui spiccano gli affreschi per la Casa del Fascio a Como, creati tra il 1933 e il 1936. Queste opere rappresentano il primo esempio italiano di arte astratta in un edificio pubblico e sono considerate tra i suoi lavori più significativi. Purtroppo, gli affreschi sono andati distrutti alla fine della Seconda Guerra Mondiale, ma ne rimane documentazione fotografica. Durante gli anni '30 e '40, Radice stringe amicizia con figure culturali di spicco come Filippo Tommaso Marinetti e continua a esporre in numerose mostre sia in Italia che all'estero. La sua fama cresce ulteriormente quando, nel 1958, ottiene una sala personale alla Biennale di Venezia e riceve il prestigioso Premio Einaudi. Negli anni '60 e '70, Radice tiene numerose mostre in importanti gallerie italiane e crea opere per chiese e altri edifici religiosi. La sua arte si distingue per l'uso di forme geometriche pure e armoniche in colori caldi, distinguendosi dagli astrattisti del Nord e dell'Est Europa come Kazimir Malevich e Piet Mondrian. Parallelamente alla sua attività artistica, Radice si dedica all'impegno sociale e culturale, diventando membro di varie associazioni e fondazioni. Continua anche la sua attività di critico d'arte per un giornale locale fino all'anno precedente la sua morte. Le opere di Mario Radice sono presenti nelle collezioni permanenti di numerosi musei di arte moderna, tra cui quelli di Milano, Trento, Rovereto, Torino e Roma. La sua eredità artistica continua a essere celebrata e studiata, come dimostrano le mostre e le pubblicazioni dedicate alla sua figura e al suo contributo all'arte astratta italiana.
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