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Daniele Ranzoni, nato il 3 dicembre 1843 a Intra, una località oggi parte del comune di Verbania-Pallanza sul lato piemontese del Lago Maggiore, è stato un pittore italiano di grande rilievo nella seconda metà del XIX secolo. Figlio di una famiglia umile, con il padre calzolaio, Ranzoni dimostrò fin da piccolo un notevole talento per l'arte. La sua formazione artistica iniziò presto, all'età di tredici anni, quando grazie al sostegno di facoltose famiglie locali, si iscrisse all'Accademia di Brera a Milano, città all'epoca ancora sotto il dominio austriaco. Durante gli anni di formazione, Ranzoni alternò i suoi studi tra l'Accademia di Brera e l'Accademia Albertina a Torino, dove fu fortemente influenzato dalla pittura di Antonio Fontanesi. La sua carriera artistica prese una svolta decisiva quando, nel 1864, tornò nella sua città natale e aprì un piccolo studio. In questo periodo, fondò insieme al pittore-fotografo Giacomo Imperatori il "Circolo dell'Armonia", un'associazione che riuniva artisti di varie discipline. Ranzoni si dedicò principalmente ai ritratti, ma non disdegnò di dipingere insegne di locande, carri carnevaleschi e scene teatrali. La sua vita cambiò radicalmente quando entrò in contatto con l'aristocrazia straniera, in particolare con i principi Troubetzkoy. Presso la loro villa sul lago, Ranzoni trovò un ambiente di serenità e grande fermento culturale, che gli permise di dedicarsi pienamente alla sua arte e di partecipare alla vita di società aristocratica e cosmopolita dei suoi protettori. Nel 1877, su insistenza della famiglia Medlycott, Ranzoni si trasferì in Inghilterra, dove divenne il ritrattista più richiesto dalla nobiltà terriera inglese. Tuttavia, il rifiuto della Royal Academy di esporre alcuni suoi dipinti nel 1879 lo spinse a rientrare in Italia, dove trascorse periodi nella villa comasca dei fratelli Pisani Dossi, immerso in un clima di vivace dibattito culturale. Ranzoni fu un esponente di spicco della Scapigliatura, un movimento culturale, letterario e artistico sorto a Milano negli anni Sessanta del XIX secolo, che si caratterizzava per un rifiuto delle regole accademiche e per una pittura che rinunciava all'uso del disegno a favore di forme sfumate in macchie luminose di colore. Questa tecnica, che dava l'idea del "non finito" e dell'incerto, rifletteva la sfiducia e l'incertezza vissute dagli artisti dell'epoca. Le opere di Ranzoni, caratterizzate da una grande intensità espressionista, sono considerate tra le più commoventi della tarda pittura dell'Ottocento. Divennero creazioni astratte in cui il colore era ridotto a due toni o, a volte, a una scala cromatica di un solo tono, una palette di grigi le cui sfumature suggerivano non solo la qualità effimera della luce ma anche l'estraneamento dell'artista di fronte al suo soggetto. Daniele Ranzoni morì il 29 ottobre 1889 a Intra, in totale solitudine, dopo un periodo di forte depressione. Nonostante la sua vita fosse segnata da momenti di grande difficoltà, il suo contributo all'evoluzione della pittura lombarda nel genere del ritratto e il suo rinnovamento del linguaggio figurativo secondo le istanze della Scapigliatura rimangono indelebili nel panorama artistico italiano.
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