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Mario Reviglione è stato un pittore e incisore italiano nato a Torino il 31 marzo 1883 e deceduto nella stessa città il 14 giugno 1965. Figlio di Vicente Reviglione e Teresa Mazza, Mario ha mostrato fin da giovane una profonda passione per l'arte, che lo ha portato a iscriversi all'Accademia di Belle Arti di Torino. Tuttavia, la sua permanenza all'Accademia fu breve, poiché si trovò in disaccordo con lo stile naturalista predominante all'epoca, guidato da Giacomo Grosso. Questa divergenza lo spinse a lasciare l'istituzione per esplorare nuove correnti artistiche. Reviglione fu particolarmente attratto dal Simbolismo, entrando in contatto con importanti esponenti dell'avanguardia torinese come lo scultore Leonardo Bistolfi, Domenico Buratti, Felice Carena e l'incisore Carlo Turina. Nonostante la sua natura timida e riservata, che lo rendeva poco incline ai contatti sociali, Reviglione iniziò la sua carriera espositiva nel 1903 alla Promotrice delle Belle Arti di Torino. La sua pittura, caratterizzata da un approccio diverso rispetto alla moda dell'epoca, riuscì a catturare l'attenzione della critica. Questo successo lo portò a essere invitato alla Mostra del Ritratto a Milano nel 1906 e, l'anno successivo, a esporre alla Biennale di Venezia, dove partecipò a tutte le edizioni fino al 1922. Parallelamente alla pittura, Reviglione coltivò un interesse per l'incisione xilografica, distaccandosi intorno al 1910 dalle linee floreali tipiche dello stile Liberty per avvicinarsi ai modi della Secessione viennese. Iniziò anche a collaborare come disegnatore con alcune riviste, tra cui L'Eroica, fondata da Ettore Cozzani a La Spezia all'inizio del secolo. Tra i suoi dipinti più intensi degli Anni Dieci, spicca "Preludio lunare. Ricordo di viaggio" (1914), che testimonia l'adesione dell'artista alla poetica simbolista attraverso l'uso di un sottile effetto di luce. Questo dipinto, entrato nella collezione della Galleria d'Arte Moderna di Torino, evidenzia il rapporto tra pittura e musica, considerata l'unica tra le arti capace di suscitare emozioni. Dopo la Prima Guerra Mondiale, l'isolamento di Reviglione divenne sempre più marcato, portandolo a condurre una vita di solitudine e miseria verso la fine degli Anni Quaranta. Nonostante le difficoltà, continuò a esprimersi attraverso la sua arte, caratterizzata da paesaggi al chiaro di luna, ritratti dallo sguardo intenso e figure femminili dai volti sognanti. La sua pittura si colloca in bilico tra il Simbolismo e la Metafisica, con una predisposizione per le atmosfere magiche e fantastiche. La sua opera è stata oggetto di riscoperta e valorizzazione postuma, con esposizioni dedicate che hanno restituito a Mario Reviglione la centralità che merita tra gli artisti del Novecento. La sua capacità di definire un linguaggio artistico originale, distante dalle mode e sostenuto da numerosi critici, lo rende uno degli artisti più interessanti e meno conosciuti del suo tempo. Attraverso la sua arte, Reviglione ha esplorato le profondità dell'animo umano, lasciando un'eredità di opere che continuano a incantare e ispirare.
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