La Galleria Ponti compra opere e quadri del pittore Giuseppe Rivaroli ( Cremona 1885 - Roma 1943). Forniamo informazioni su prezzi, valore attuale di mercato, quotazioni, valutazioni e stime.
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Giuseppe Rivaroli è stato un pittore italiano nato a Cremona il 8 dicembre 1885 e deceduto a Roma nel 1943. La sua vita e la sua arte si sono sviluppate attraverso un percorso di formazione e di realizzazione che lo ha portato a lasciare un'impronta significativa nel panorama artistico del suo tempo. Rivaroli proveniva da una famiglia modesta e per perseguire il suo sogno artistico dovette affrontare numerose privazioni e sacrifici. La sua formazione iniziò all'Accademia di Brera a Milano, dove fu allievo di Cesare Tallone e Giuseppe Mentessi, due figure di spicco nel contesto artistico dell'epoca. Successivamente, proseguì i suoi studi presso l'Accademia di Parma, affinando ulteriormente le sue competenze e la sua tecnica. Il suo primo lavoro noto, "Miseria e dolore", mostrava già una certa influenza patiniana e suscitò interesse nel mondo dell'arte. La sua carriera prese una svolta significativa quando vinse il pensionato Fanny Ferrari, che gli permise di trasferirsi a Roma per perfezionarsi. Fu nella capitale che Rivaroli sviluppò una personalità artistica distintiva, caratterizzata dalla conoscenza del nudo, un senso decorativo marcato e l'uso di una tavolozza calda e vivace. Nel 1928, Rivaroli realizzò due affreschi monumentali presso la Sede del Ministero della Marina a Roma, intitolati "Roma trionfante" e "Roma vittoriosa sul mare". Queste opere dimostrano la sua abilità nel maneggiare grandi spazi e nel trasmettere un senso di maestosità e di celebrazione patriottica. Nel 1932, sempre a Roma, lavorò per due mesi alla grande decorazione dell'Istituto Internazionale di Agricoltura, creando una gioiosa esaltazione allegorica dell'agricoltura e della vita campestre, con una scena piena di movimento e vivacità. Rivaroli era noto per la sua abilità nel rappresentare il corpo umano, in particolare per i suoi numerosi nudi, nei quali emergeva lo studio accurato degli atteggiamenti delle mani e dei piedi. Le sue opere erano ricche di dettagli e di una luce che sembrava emanare direttamente dai soggetti che amava dipingere: uomini, animali e la campagna. Dopo aver eseguito questi capolavori a Roma e aver lavorato anche in altre città d'Italia, Rivaroli godette di una fama ben meritata e di grande considerazione da parte della critica e del pubblico finché fu in vita. Tuttavia, dopo la sua morte, il suo nome comparve sempre meno nella scena della critica d'arte, un destino che molti artisti condividono nel passaggio del tempo. Per 37 anni, Rivaroli visse a Roma in Via Margutta al numero 33, un indirizzo noto per essere stato la residenza di altri artisti illustri come Giulio Aristide Sartorio, Enrico Coleman, Onorato Carlandi e Nino Costa. Questi artisti, prima di lui, avevano percorso lo stesso cammino fisico e spirituale, alla ricerca di colori, immagini, suoni ed emozioni che trasparivano nelle loro opere, ora di livello museale. Tra le altre opere degne di menzione di Rivaroli ci sono "La Vittoria", esposta alla "Amatori e Cultori" di Roma nel 1922; due "Cavalli", acquistati dal Re alla Mostra dell'Animale nell'Arte nel 1930; "Il prosciugamento del Fucino", nella grande sala del Palazzo Giraud ora Torlonia; "Il Sacco di Roma", che si trova in Vaticano; e "La fonte degli Eroi", di proprietà della famiglia Torlonia. Inoltre, ha realizzato decorazioni nella villa del barone Aliotti, nella villa Scasseri e in altri palazzi romani. Le sue tele sono apparse anche alla Mostra di Arte Marinara del 1927 e a quella dell'Ottocento Italiano tenutasi a Roma nel 1930, e molte delle sue opere sono proprietà di nobili famiglie italiane e di personalità italiane e straniere del mondo diplomatico. Giuseppe Rivaroli morì a Roma nel 1943, lasciando un'eredità artistica che continua a essere apprezzata e studiata dagli amanti dell'arte e dai collezionisti. La sua pittura, mai oscura, continua a vivere di quella luce propria che lui stesso riusciva a trasportare nei suoi amati soggetti.
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