La Galleria Ponti compra opere e quadri del pittore Pippo Rizzo ( Corleone 1900 - Palermo 1964). Forniamo informazioni su prezzi, valore attuale di mercato, quotazioni, valutazioni e stime.
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Pippo Rizzo fu un artista poliedrico e una figura centrale del futurismo in Sicilia, la cui vita e opera si intrecciano strettamente con la storia culturale e artistica del Novecento italiano. Nato il 6 gennaio 1897 a Corleone, in una famiglia dove l'arte era già presente grazie allo zio scultore Domenico Trentacoste, Rizzo dimostrò fin da giovane un notevole talento artistico. Il suo percorso formativo lo portò a studiare all'Accademia di Belle Arti di Palermo, dove ebbe come maestro Ettore De Maria. La sua carriera artistica prese una svolta decisiva nel 1919 quando, trasferitosi a Roma, incontrò Filippo Tommaso Marinetti, leader del Movimento Futurista. Questo incontro fu fondamentale per la sua adesione al futurismo, movimento che cercava di catturare l'energia e il dinamismo della vita moderna attraverso l'arte. Rizzo divenne presto un punto di riferimento per il futurismo in Sicilia, organizzando mostre e promuovendo il movimento attraverso la sua Casa d'Arte Futurista a Palermo, che divenne un luogo di incontro per artisti e intellettuali. Nel 1921, la sua mostra personale al Teatro Quirino di Roma, inaugurata da Angelo Musco, presentò 76 opere che riflettevano la sua adesione al futurismo. Durante gli anni '20, Rizzo partecipò attivamente alla vita artistica italiana, esponendo alla Biennale di Venezia e organizzando la Prima Mostra Nazionale d'Arte Futurista della Sicilia nel 1927. Fu anche segretario del Sindacato fascista degli artisti siciliani dal 1928 al 1932 e aprì la Bottega dell'arte, legata al Sindacato. Rizzo non si limitò alla pittura, ma esplorò anche altre forme d'arte, realizzando bozzetti per arazzi, mobili, ceramiche, lampade e ricami. La sua casa-studio a Palermo divenne un laboratorio di idee e un punto di incontro per artisti emergenti, tra cui Renato Guttuso, che fu suo allievo. Nel 1936, Rizzo fu nominato direttore dell'Accademia delle Belle Arti di Palermo, ruolo che gli permise di influenzare ulteriormente la scena artistica locale. Con il passare degli anni, Rizzo si allontanò dal futurismo e iniziò a dedicarsi alla rappresentazione di simboli siciliani, come i carretti e i pupi, che reinterpretò in chiave moderna. Questo cambiamento stilistico rifletteva un ritorno all'ordine e un interesse per la tradizione e la quotidianità, che caratterizzò la sua produzione artistica dagli anni '30 in poi. Negli anni '50, Rizzo si concentrò su una serie di dipinti che avevano come protagonisti i pupi, reinterpretati in chiave moderna. Questi lavori riflettevano il suo interesse per la cultura popolare siciliana e la sua capacità di fondere tradizione e modernità. La sua attività espositiva continuò fino agli anni '60, con mostre a Roma e Reggio Calabria. Rizzo fu anche un critico d'arte e giornalista, partecipando a dibattiti e scrivendo su riviste d'avanguardia. Nel 1936 pubblicò un volume di racconti, "Cenacoli, paesaggi, incontri", che raccoglie sensazioni, ricordi e riflessioni pittoriche. Negli ultimi anni della sua vita, si dedicò con passione alla scultura, creando forme astratte in alabastro, marmo e bronzo. Pippo Rizzo morì a Palermo il 5 marzo 1964, lasciando un'eredità artistica significativa e un'impronta indelebile sulla cultura siciliana. La sua opera è stata oggetto di numerose retrospettive e la sua figura è stata riconosciuta come una delle più importanti nel panorama artistico italiano del XX secolo. Il museo civico di Corleone porta il suo nome in omaggio alla sua importanza come artista e come promotore della cultura siciliana.
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