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Alberto Salietti fu un artista italiano poliedrico, la cui vita e opera si intrecciano con la storia dell'arte del Novecento. Nato a Ravenna nel 1892, Salietti si trasferì a Milano durante la sua adolescenza, dove avrebbe poi svolto la maggior parte della sua carriera artistica. Allievo di Cesare Tallone all'Accademia di Brera, Salietti iniziò la sua attività come grafico, ma ben presto si distinse in diversi campi dell'arte, diventando pittore, incisore, mosaicista e affreschista. La sua formazione artistica fu arricchita da una notevole apertura internazionale, che gli permise di anticipare alcune tendenze artistiche già nel 1926. Questa capacità di essere al passo con i tempi e di prevedere le evoluzioni dell'arte fu una delle caratteristiche distintive della sua carriera. Nel 1920, Salietti espose per la prima volta alla Biennale di Venezia, evento che segnò l'inizio di una lunga serie di partecipazioni a mostre italiane e internazionali. Nel 1925, Salietti fu nominato segretario del gruppo "Novecento", un movimento artistico nato a Milano che si proponeva di rinnovare la pittura italiana, distaccandosi dall'impressionismo e avvicinandosi a un ritorno all'ordine e alla classicità. L'anno successivo, organizzò la prima mostra del Novecento italiano, che ebbe un grande successo e contribuì a definire l'identità del movimento. Nel 1927, Salietti fu tra i fondatori del gruppo milanese "Sette pittori moderni", insieme ad artisti del calibro di Carlo Carrà e Mario Sironi. Questo gruppo si caratterizzava per la ricerca di un'arte che fosse al tempo stesso moderna e legata alla tradizione, con un forte accento sulla composizione e sull'armonia delle forme. Durante gli anni '30, Salietti raggiunse una notevole fama e partecipò a importanti esposizioni, come la Quadriennale romana e l'esposizione di Parigi del 1939. Nel 1942, gli fu assegnato il gran premio per la pittura alla Biennale di Venezia, riconoscimento che consolidò ulteriormente la sua reputazione nel panorama artistico. Salietti fu anche un apprezzato mosaicista, e la sua opera "La Natività" è considerata una delle più importanti opere d'arte sacra vetraria del Novecento. Realizzata per la Chiesa dell'Annunciata, questa vetrata si distingue per la sua composizione statica e ordinata, che riflette l'influenza dei mosaici di San Vitale a Ravenna, città natale dell'artista. Nel dopoguerra, Salietti si ritirò in Liguria, a Chiavari, dove continuò a lavorare fino alla sua morte nel 1961. In questo periodo, la sua pittura si arricchì di nuovi elementi, tra cui il Realismo Magico, che trovò espressione in opere che ritraevano paesaggi e scene quotidiane con una luce e un'atmosfera particolari. Le opere di Salietti sono caratterizzate da un forte senso della composizione e da una gamma cromatica armoniosa. I suoi soggetti principali includono paesaggi, ritratti e nature morte, e le sue opere si trovano in importanti gallerie pubbliche in Italia, come la Galleria nazionale d'arte moderna a Roma e altre collezioni a Firenze e Milano. Considerato uno dei protagonisti della vicenda figurativa italiana del primo Novecento e degli anni centrali del secolo, Salietti lasciò un'impronta indelebile nel mondo dell'arte, grazie alla sua capacità di fondere tradizione e modernità, e di esprimere attraverso la sua arte una visione profondamente personale e al tempo stesso universale.
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