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Giacomo Trécourt fu un esponente significativo della pittura italiana dell'Ottocento, le cui opere si collocano nel passaggio dal neoclassicismo al romanticismo. Nato a Bergamo il 22 agosto 1812, Trécourt proveniva da una famiglia di origini francesi, il che si riflette nelle diverse grafie del suo cognome, talvolta scritto come Trècourt. Suo padre, Andrea, era un militare al servizio dell'esercito francese durante le campagne napoleoniche e si stabilì a Bergamo dopo aver sposato Caterina Fantini. La passione per l'arte di Trécourt si manifestò fin dalla giovinezza, tanto che la sua famiglia, nonostante le modeste condizioni economiche, lo incoraggiò a perseguire tale vocazione. Si iscrisse all'Accademia Carrara di Bergamo, dove fu allievo di Giuseppe Diotti, un importante esponente del neoclassicismo lombardo. Durante i suoi studi, Trécourt si distinse per il suo talento, ottenendo riconoscimenti e apprezzamenti che lo portarono a diventare collezionista delle sue opere lo stesso Diotti. La carriera artistica di Trécourt ebbe un rapido sviluppo. Già nel 1837, esordì all'Esposizione di Brera con l'opera "San Nicola di Bari nell'atto di liberare tre innocenti condannati a morte", che gli valse l'attenzione e la stima del pubblico e della critica. Questo dipinto, insieme ad altri lavori di soggetto storico, letterario e sacro, mostrava l'influenza neoclassica e protoromantica, ma anche una maggiore libertà nel colore e nella forma, segno di un'evoluzione stilistica verso il romanticismo. Nel 1842, a soli trent'anni, Trécourt ricevette la nomina a direttore della Civica scuola artistica di Pavia, un incarico prestigioso legato al lascito testamentario di Defendente Sacchi. Questo ruolo lo vide impegnato attivamente nella crescita e nell'organizzazione dell'istituto, e gli permise di influenzare generazioni di artisti, tra cui Federico Faruffini e Tranquillo Cremona. La sua amicizia con Giovanni Carnovali, detto il Piccio, fu fondamentale per la sua crescita artistica. Insieme, intrapresero un viaggio a piedi fino a Parigi nel 1845 per studiare l'opera di Eugène Delacroix, un'esperienza che divenne leggendaria nell'ambiente artistico lombardo dell'epoca e che influenzò profondamente il suo stile, portandolo verso una maggiore espressività e scioltezza. Trécourt fu anche un eccellente ritrattista, capace di catturare l'essenza dei suoi soggetti con sensibilità e maestria. Tra i suoi ritratti più noti, vi è quello di Lord Byron sulle sponde del mare Ellenico, che esemplifica il suo sviluppo verso uno stile romantico più maturo. Oltre ai ritratti, Trécourt dipinse numerose opere di soggetto religioso per le chiese di Zanica, Villongo e Urgnano, e realizzò importanti commissioni come il Ritratto equestre di Vittorio Emanuele II per l'Università di Pavia. Le sue opere sono conservate in prestigiose collezioni private e in importanti musei, tra cui l'Accademia Carrara di Bergamo e i Musei Civici di Pavia. Nel 1869, Trécourt realizzò le incisioni per una nuova edizione dei "Promessi Sposi", dimostrando la sua versatilità e il suo contributo alla cultura italiana dell'epoca. Tuttavia, la sua carriera subì un arresto nel 1878, quando fu colpito da una paralisi che lo costrinse a lasciare l'insegnamento. Morì a Pavia il 15 maggio 1882, lasciando un'eredità artistica di grande valore e un'impronta indelebile nella storia dell'arte italiana.
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