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Ulvi Liegi, pseudonimo di Luigi Mosè Levi, fu un pittore italiano che lasciò un'impronta significativa nel movimento Postmacchiaioli. Nato l'11 ottobre 1858 in una famiglia ebraica benestante a Livorno, Liegi iniziò la sua formazione artistica nella sua città natale, per poi trasferirsi a Firenze dove frequentò l'Accademia di Belle Arti. Qui ebbe l'opportunità di studiare sotto la guida di maestri come Adolfo Tommasi, Carlo Markò il Giovane e Giuseppe Ciaranfi, e di entrare in contatto con esponenti di spicco del gruppo Macchiaioli, tra cui Telemaco Signorini e Giovanni Fattori. La sua carriera artistica prese il via nel 1882, quando espose per la prima volta le sue opere, ricevendo riscontri positivi. Durante gli anni '80, Liegi adottò uno stile pittorico vicino a quello dei Macchiaioli, ma con il tempo si avvicinò sempre più all'impressionismo, in particolare dopo un soggiorno a Parigi tra il 1886 e il 1888, dove ebbe modo di studiare le opere degli impressionisti francesi. Questo periodo fu cruciale per la sua evoluzione stilistica, come dimostrano le sue partecipazioni a importanti esposizioni internazionali, tra cui l'Esposizione Universale di Parigi del 1889 e mostre a Londra, come quella alla Slade School e alla Italian Exhibition. Tornato in Italia, Liegi continuò a esporre in varie città, tra cui Venezia, Milano, Bologna e Genova, ottenendo un notevole successo di critica e di pubblico. La sua pittura, caratterizzata da una tavolozza accesa e brillante, rifletteva l'amore per i paesaggi toscani e liguri, luoghi che frequentava e ritraeva con passione. Nel 1906, dopo un periodo in Valsugana dove entrò in contatto con Ardengo Soffici, Liegi decise di tornare definitivamente a Livorno. A Livorno, Liegi divenne una figura centrale nel panorama artistico locale. Dal 1920, assunse la presidenza del Gruppo Labronico, un'associazione che mirava a promuovere l'arte livornese e a raccogliere l'eredità di Giovanni Fattori e Mario Puccini. Durante gli anni '20, Liegi fu uno dei protagonisti del gruppo, esponendo le sue opere in varie mostre collettive e personali. Le sue vedute urbane e i paesaggi continuarono a caratterizzare la sua produzione artistica, con una particolare attenzione alla luce e all'uso di colori puri e vivaci. Nonostante il successo e il riconoscimento ottenuti, inclusa la medaglia d'oro conferitagli dal Comune di Livorno nel 1932 per il suo impegno culturale, Liegi visse gli ultimi anni della sua vita in povertà e solitudine. Morì a Livorno il 14 settembre 1939, all'età di 80 anni, lasciando dietro di sé un'eredità artistica di grande valore. Le sue opere sono conservate in importanti collezioni pubbliche e private, tra cui il Museo Civico Giovanni Fattori di Livorno, che ospita alcuni dei suoi dipinti più significativi, come "Il mercato centrale" (1924) e "L'interno della Sinagoga di Livorno" (1935). La sua arte, che unisce l'influenza macchiaiola con quella impressionista, continua a essere apprezzata per la sua capacità di catturare l'essenza dei paesaggi e della vita quotidiana toscana con sensibilità e maestria.
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