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Stefano Ussi nacque a Firenze il 2 settembre 1822, in una città che all'epoca era un fervente centro di arte e cultura. La sua formazione artistica iniziò presso l'Accademia di Belle Arti di Firenze, dove studiò sotto la guida di maestri del calibro di Enrico Pollastrini, Pietro Benvenuti e Giuseppe Bezzuoli. Questo periodo di studi si rivelò fondamentale per lo sviluppo delle sue capacità e della sua visione artistica. La giovinezza di Ussi fu segnata da un evento significativo: la sua partecipazione come volontario nella prima guerra d'indipendenza italiana. Durante questo conflitto, fu catturato dalle truppe austriache e trascorse un periodo di prigionia, un'esperienza che influenzò profondamente la sua arte e la sua visione del mondo. Dopo il ritorno a Firenze, Ussi iniziò a farsi conoscere nel panorama artistico italiano. Nel 1849, vinse il premio Triennale dell'Accademia di Belle Arti di Firenze con il dipinto "La Resurrezione di Lazzaro", un'opera che dimostrava già la sua abilità nel trattare temi storici e religiosi con una profonda sensibilità artistica. Negli anni successivi, continuò a esporre le sue opere, che spaziavano dai soggetti storici a quelli letterari, presso le mostre della Società Promotrice di Belle Arti di Firenze, guidata da Filippo Palizzi. Ussi si associò al gruppo dei Macchiaioli, un movimento artistico che cercava di rompere con le convenzioni accademiche attraverso l'uso di macchie di colore e una maggiore attenzione alla luce naturale. Questa affiliazione influenzò la sua tecnica e il suo stile, portandolo a esplorare nuove modalità espressive. Il suo successo crebbe ulteriormente quando, nel 1861, espose "L'espulsione del Duca di Atene" alla prima Esposizione Nazionale di Firenze, un'opera che gli valse un premio a Parigi nel 1867. Questo dipinto, che rappresenta l'espulsione del tiranno Walter VI, Conte di Brienne e Duca di Atene, da parte dei fiorentini nel XIV secolo, rifletteva il clima patriottico dell'epoca e la consolidazione del Regno d'Italia. La svolta orientalista nella carriera di Ussi avvenne dopo il suo viaggio in Egitto nel 1869, in occasione dell'apertura del Canale di Suez, e un successivo invito del Khedive a ritornare nel 1872. Queste esperienze, insieme a un viaggio in Marocco nel 1875 insieme all'amico pittore Cesare Biseo e allo scrittore Edmondo De Amicis, arricchirono notevolmente il suo repertorio artistico. I numerosi disegni realizzati durante questi viaggi divennero la base per molte delle sue opere successive, caratterizzate da una vivida rappresentazione della vita e dei paesaggi orientali. Tra le sue opere orientaliste più note, si ricordano "La Festa del Tappeto" o "Pellegrinaggio alla Mecca", commissionata dal Viceré d'Egitto, e diverse scene di vita quotidiana e paesaggi marocchini che rivelano un attento osservatore e un artista sensibile alle sfumature culturali e ambientali. Stefano Ussi morì a Firenze nel 1901, lasciando un'eredità artistica di grande valore. Oltre ai suoi dipinti, contribuì alla cultura artistica della sua città natale attraverso la creazione di un fondo per l'istituzione del Premio Ussi, destinato a sostenere giovani artisti presso l'Accademia fiorentina delle arti del disegno. La sua opera continua a essere apprezzata per la sua capacità di catturare la complessità della storia umana e la bellezza dei paesaggi, sia italiani che orientali, con una sensibilità e una maestria che lo rendono una figura di spicco nell'arte dell'Ottocento italiano.
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