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Francesco Vercelli fu un pittore italiano nato a Torino il 2 agosto 1842 e deceduto nella stessa città il 16 febbraio 1927. La sua vita fu un intreccio di arte e impegno civile, testimoniato dal suo lavoro governativo e dalla passione per la pittura che coltivò parallelamente alla carriera burocratica. La formazione artistica di Vercelli iniziò all'Accademia Albertina di Torino, dove ebbe come maestri figure di spicco come Andrea Gastaldi ed Enrico Gamba. Fu tuttavia sotto la guida di Antonio Fontanesi, un altro illustre pittore dell'epoca, che Vercelli trovò la sua vera vocazione e stile. Fontanesi, noto per le sue vedute paesaggistiche, influenzò profondamente il giovane Vercelli, che si dedicò con entusiasmo allo studio del paesaggio, diventando un seguace dello stile del suo maestro. Nel corso della sua carriera, Vercelli si distinse per la sua abilità nel maneggiare il carboncino, tecnica con cui realizzò molte delle sue opere più note. La sua arte si caratterizzava per la somiglianza di soggetti trattati e per l'identità di spirito con quelli di Fontanesi, tanto che Vercelli fu spesso definito un "Fontanesi minore". Nonostante questa definizione possa sembrare riduttiva, essa riflette l'alta considerazione in cui era tenuto il suo maestro e la fedeltà stilistica di Vercelli nei confronti della sua scuola. Francesco Vercelli fu anche attivo nel dibattito artistico del suo tempo, partecipando alle polemiche che si svilupparono intorno al riconoscimento del valore del paesaggio nella pittura italiana. La sua partecipazione a queste dispute dimostra il suo impegno non solo nella creazione artistica ma anche nella teoria e nella critica d'arte. Le sue opere furono esposte in numerose occasioni, a partire dal 1868, quando presentò "Campagna pisana". Negli anni successivi, Vercelli continuò a esporre regolarmente, presentando opere come "Lungo la Dora" nel 1869, "Studio di tramonto lungo il Po" e "Viale nel Parco" nel 1870, e "Tempo grigio" e "La sera" nel 1871. Quest'ultima, realizzata a carboncino, è un esempio della sua maestria in questa tecnica. Nel 1876, espose "Pianure di Catania", un disegno che dimostra la sua capacità di catturare l'essenza del paesaggio siciliano. Nel 1894, le sue opere "Il Crati", "Case rustiche a Mathi" e "Sera (Vauda di Mathi)" furono accolte con favore dalla critica e dal pubblico. L'anno seguente, presentò "Lungo la Stura" e "Sera", ancora una volta dimostrando la sua predilezione per le scene di vita rurale e per i momenti di transizione del giorno. Negli anni successivi, Vercelli continuò a esplorare il tema del paesaggio e della luce naturale, come dimostrano le sue opere "Sera a Nole" e "Mattino a Messina" del 1896, "Tempo grigio" e "Mattino a Mathi" del 1897, e "Tramonto", "Pianura" e "Rive del Busento" del 1898. Nel 1902, espose "Sera (dintorni di Mathi)", "Riviera d'Alassio" e "Il Busento presso Cosenza", tutte realizzate a carboncino. La sua ultima esposizione nota avvenne nel 1920, con l'opera "Al pascolo", che testimonia la sua lunga e produttiva carriera artistica. Francesco Vercelli rimase attivo fino alla sua morte, avvenuta nel 1927, lasciando un'eredità di opere che continuano a essere apprezzate per la loro qualità e per il contributo alla pittura paesaggistica italiana.
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