La Galleria Ponti compra opere e sculture dello scultore Luigi Borro ( Ceneda di Vittorio Veneto 1826 - Venezia 1886 ). Forniamo informazioni su prezzi, valore attuale di mercato, quotazioni, valutazioni e stime delle sue sculture.
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Luigi Borro fu uno scultore italiano di notevole talento, la cui vita e opera si intrecciano con la storia artistica e politica dell'Italia del XIX secolo. Nato il 29 luglio 1826 a Ceneda, che oggi fa parte di Vittorio Veneto, in provincia di Treviso, Borro proveniva da una famiglia molto umile. Nonostante le difficoltà economiche e il fatto di essere analfabeta, riuscì a emergere grazie al suo innato talento artistico. Fu notato dal pittore Giovanni Demin, che lo segnalò per studiare a Venezia presso l'Accademia di Belle Arti, dove fu ammesso alla fine del 1842. Durante il suo periodo di formazione, Borro studiò sotto la guida di Ludovico Lipparini e Luigi Zandomeneghi. Nel 1844, fu proposto per una delle pensioni che l'imperatore d'Austria assegnava agli studenti meritevoli ma in condizioni economiche difficili. Questo gli permise di ottenere un sussidio triennale per continuare gli studi e, successivamente, un altro per un soggiorno a Roma, dove rimase fino al 1852. Il periodo romano fu cruciale per il suo perfezionamento artistico. Rientrato a Venezia, Borro iniziò un'attività intensa e abbastanza fortunata, svolta prevalentemente nell'ambito della scultura celebrativa, commemorativa e funeraria, e del ritratto. La sua opera più importante è il monumento a Daniele Manin eretto a Venezia nel 1875, la cui figura è considerata nobile e piena di poesia. Altre opere significative includono il monumento ai caduti della patria a Treviso e vari ritratti, tra cui quelli di Natale Schiavoni, Mirabeau, Goodrich, e il busto di Marco Foscarini al Liceo omonimo di Venezia. Il monumento dedicato ai "Morti per la Patria", innalzato a Treviso in Piazza Indipendenza nel 1875, è una delle sue creazioni più note. Quest'opera, che testimonia uno degli esiti più alti nella produzione 'pubblica' dell'artista, si impone con una plasticità di notevole impatto, trovando un suo equilibrio tra enfasi retorica e composta gravità della rappresentazione. Il monumento è stato apprezzato anche nei decenni successivi, tanto che il celebre scultore Arturo Martini lo considerava "la più bella dell'Ottocento". Nonostante il successo iniziale, la fama di Borro cominciò a declinare dopo l'esecuzione del monumento a Daniele Manin. La sua passione per i dipinti antichi contribuì a rendere sempre più difficili le sue condizioni economiche. Morì in povertà, deluso e amareggiato, il 6 febbraio 1886 a Venezia. La diligenza e l'impegno che Borro rivela negli anni dello studio a Venezia e a Roma, il rigore di una ricerca che quasi sempre si attiene alla disciplina del manierismo accademico, valgono a dotare l'artista degli strumenti necessari a un lavoro che ha inizialmente riferimenti significativi alla scultura rinascimentale veneta della scuola dei Lombardo. Tuttavia, la sua opera denota, in un periodo e in un ambiente di confuso eclettismo e di inerte ripetizione di schemi canoviani, una personalità capace di accenti realistici, ora bonari, ora ironici, spesso acuti e penetranti. Tra i ritratti più validi di Borro si annoverano il Natale Schiavoni del 1856, sorprendentemente vivo e realizzato nella felice dimenticanza di ogni formula accademica, e l'Antonio Catullo del 1864, esempio di un realismo spregiudicato e arguto. Come pittore, Borro è quasi sconosciuto, ma alcuni dei suoi ritratti meritano di essere ricordati per la loro finezza. In conclusione, Luigi Borro è stato un artista che, nonostante le difficoltà e gli alti e bassi della sua carriera, ha lasciato un'impronta significativa nella scultura italiana dell'Ottocento, con opere che ancora oggi testimoniano la sua abilità e la sua sensibilità artistica.