La Galleria Ponti compra opere e sculture dello scultore Francesco Bosa ( Venezia 1803 - 1870 ). Forniamo informazioni su prezzi, valore attuale di mercato, quotazioni, valutazioni e stime delle sue sculture.
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Francesco Bosa, nato a Venezia il 25 settembre 1803 e deceduto nella stessa città il 10 marzo 1870, è stato un artista italiano che ha lasciato un'impronta significativa nel campo della scultura e dell'incisione. Figlio di Antonio Bosa, uno scultore di ispirazione canoviana, e fratello di Eugenio Bosa, Francesco ha ereditato dal padre non solo la passione per l'arte ma anche una solida formazione che gli ha permesso di sviluppare un proprio stile distintivo. La sua formazione artistica iniziò sotto la guida del padre Antonio, che era un professore all'Accademia di Belle Arti di Venezia e un apprezzato scultore. Questo ambiente familiare immerso nell'arte permise a Francesco di affinare le sue abilità e di acquisire una profonda conoscenza delle tecniche scultoree e di incisione. La sua educazione artistica fu ulteriormente arricchita dall'ambiente culturale veneziano dell'epoca, che era un crogiolo di influenze artistiche e un punto di incontro per artisti di varie discipline. Francesco Bosa si distinse per la sua abilità nella scultura di monumenti funebri, un genere che all'epoca godeva di grande popolarità e prestigio. La sua produzione in questo campo fu così vasta da far supporre che avesse un laboratorio attivo a Trieste per diversi anni, dove teneva monumenti "sempre pronti", eseguiti con grande abilità ma anche con una certa meticolosità. Tra i suoi lavori più noti in questo ambito si ricordano i monumenti funebri di Rusconi (1828), Antonio Voit (1829), Griselda Voit Tommasi (1837), Hoch-Kopfler (1830), Brocchi (1837), Garzarolli de Thurnlack (1838), famiglia Visin (1854) e famiglia Dubbane (1855), oltre a diversi altri per il cimitero greco-ortodosso. Oltre ai monumenti funebri, Francesco Bosa realizzò opere significative per la città di Trieste, dove espose nel 1841 e nel 1843 alla Società triestina di Belle Arti. Tra queste, si annoverano due Angeli per l'altare e le statue sull'attico della facciata della chiesa di S. Antonio Taumaturgo, eretta nel 1840 da P. Nobile. Queste opere riflettono l'influenza neoclassica e l'ammirazione per l'opera di Canova, che caratterizzavano il lavoro di molti scultori dell'epoca. Francesco Bosa fu anche un apprezzato calcografo, ovvero un incisore su lastre di rame, e incise una copia de "L'Anatomia del Medico", dimostrando così la sua versatilità e il suo interesse per l'arte dell'incisione. Questa attività gli permise di esplorare un altro aspetto dell'arte visiva, arricchendo ulteriormente il suo repertorio artistico. La sua opera più nota è il "Ganimede" conservato nel museo Correr di Venezia, che testimonia la sua capacità di interpretare temi classici con sensibilità e maestria. Nonostante la sua produzione sia stata principalmente legata alla scultura funeraria, il suo contributo all'arte italiana dell'Ottocento non si limita a questo genere, ma si estende anche ad altre forme di espressione artistica. La morte di Francesco Bosa nel 1870 segnò la fine di un'epoca per la scultura veneziana. La sua scomparsa lasciò un vuoto nel panorama artistico della città, ma il suo lascito continua a vivere attraverso le sue opere, che ancora oggi possono essere ammirate in vari luoghi, in particolare a Trieste, dove il suo contributo alla scultura funeraria ha lasciato un'impronta indelebile.