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Vincenzo Vela, nato il 3 maggio 1820 a Ligornetto, in Svizzera, è stato uno degli scultori più significativi del XIX secolo, noto per il suo contributo al movimento naturalista e per il suo impegno nei confronti degli ideali risorgimentali. Figlio di Giuseppe Vela e Teresa Casanova, Vincenzo iniziò la sua formazione nel campo della scultura in tenera età, avviato al mestiere di scalpellino. La sua precoce abilità nel modellare la pietra non passò inosservata e, grazie all'interessamento del fratello Lorenzo, nel 1834 Vincenzo poté proseguire il suo apprendistato presso il cantiere del Duomo di Milano, dove affinò le sue tecniche sotto la guida dello scultore Benedetto Cacciatori. L'iscrizione all'Accademia di Brera nel 1835 segnò l'inizio di un periodo di intensa formazione e di riconoscimenti per il giovane Vela, che si distinse in vari concorsi accademici. La sua indipendenza artistica si manifestò con la vittoria del concorso dell'Accademia di Venezia nel 1842, dove si allontanò dai dettami classici vigenti nell'insegnamento accademico della scultura. Dopo aver completato gli studi nel 1844, Vincenzo iniziò a ricevere commissioni importanti sia pubbliche che private. Le sue prime opere, come il "Monumento al vescovo Giuseppe Maria Luvini" e "La preghiera del mattino", furono accolte con entusiasmo per il loro realismo e la loro adesione al reale, guadagnandosi il favore del pubblico e della critica progressista. Il suo spirito libertario e democratico lo portò a partecipare attivamente agli eventi politici del tempo: nel 1847 si unì come volontario alla guerra del Sonderbund e l'anno seguente prese parte alla campagna di Lombardia, distinguendosi nelle Giornate di Como. Tornato a Milano, Vincenzo continuò la sua attività di ritrattista e scultore funerario per l'aristocrazia milanese. Tuttavia, il suo impegno politico e la sua arte, intrisa di ideali risorgimentali, lo costrinsero a lasciare Milano nel 1852. A Torino, Vincenzo trovò un ambiente più accogliente per il suo lavoro e per le sue convinzioni liberali. Qui, dal 1856, divenne professore di Scultura all'Accademia Albertina e gestì tre atelier. Durante questo periodo, realizzò alcune delle sue opere più note, tra cui il monumento all'esercito sardo e quelli dedicati a Vittorio Emanuele II e a Carlo Alberto. La sua fama crebbe ulteriormente grazie al successo ottenuto in esposizioni nazionali e internazionali, come quelle di Parigi, Londra e Dublino. Nel 1867, dopo il trionfo all'Esposizione Internazionale di Parigi con "Gli ultimi momenti di Napoleone I", Vincenzo si ritirò nella villa che aveva fatto costruire a Ligornetto, trasformandola in residenza, studio e museo privato. Negli anni successivi, continuò a lavorare intensamente, realizzando opere di grande impatto sociale come le "Vittime del lavoro" e il monumento a Giuseppe Garibaldi, che si annoverano tra le sue creazioni più mature e significative. Oltre alla sua attività artistica, Vincenzo Vela si dedicò anche all'impegno civile, diventando deputato radicale al Gran Consiglio ticinese e membro della commissione cantonale della pubblica istruzione. Si batté per l'educazione pubblica e per il sostegno alle classi meno abbienti. Alla sua morte, avvenuta il 3 ottobre 1891, il figlio Spartaco onorò le volontà del padre legando alla Confederazione la villa di Ligornetto con l'intero lascito artistico, che divenne il Museo Vincenzo Vela. La vita e l'opera di Vincenzo Vela sono testimonianza del suo impegno artistico e sociale, della sua ricerca di un realismo che andasse oltre la mera rappresentazione estetica per toccare le corde più profonde dell'umanità e della storia del suo tempo.