La Galleria Ponti compra opere e sculture dello scultore Antonio DAmore ( Palermo 19� secolo - Palermo 19� secolo ). Forniamo informazioni su prezzi, valore attuale di mercato, quotazioni, valutazioni e stime delle sue sculture.
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Antonio D'Amore è un nome che risuona con forza nel panorama artistico italiano, particolarmente nel campo della scultura. La sua vita e la sua opera si intrecciano strettamente con la storia e la cultura del suo tempo, rendendolo una figura di spicco nel mondo dell'arte. Nato a Catania nel 1918, Antonio D'Amore ha vissuto un'esistenza segnata da un profondo legame con la sua terra d'origine, la Sicilia, e successivamente con la Sardegna, isola che ha adottato come seconda casa. La sua infanzia e adolescenza sono state caratterizzate da un continuo peregrinare attraverso la Sicilia insieme al padre, impegnati nella decorazione di chiese e ambienti vari. Queste esperienze hanno contribuito a forgiare il suo approccio artistico, radicandolo profondamente nella tradizione e nella cultura mediterranea. La svolta nella vita di D'Amore avviene nel 1938, quando decide di trasferirsi a Roma. La capitale diventa per lui un luogo di formazione e sperimentazione, dove entra in contatto con il fermento artistico e culturale del periodo. Durante la sua permanenza a Roma, D'Amore ha l'opportunità di conoscere e collaborare con Cesare Stiavelli, un pittore romano che lo introduce a una ricca collaborazione artistica. Questo periodo è segnato da un'intensa attività creativa, durante la quale D'Amore esplora diverse tecniche e stili, dai ritratti ai paesaggi, fino ad approdare a tematiche più complesse e profonde. Il ritorno in Sicilia nel 1946 segna un altro momento cruciale nella vita di D'Amore. Qui, entra in contatto con l'artista Giacomo Balla, che diventa suo mentore e lo guida in un percorso di approfondimento e maturazione artistica. Durante questi anni, D'Amore si dedica alla realizzazione di schizzi e studi dal vero, che sviluppa successivamente su tele una volta rientrato a Roma. Tuttavia, è in Sardegna che trova la sua vera dimensione artistica, come sottolineato dal critico d'arte Vittorio Sgarbi, che lo descrive come "un caso unico: un siciliano che diventa un sardo". La decisione di trasferirsi in Sardegna nel 1964, dopo una fortunata personale intitolata "Ecce Homo" alla Galleria Anthea di Roma, è dettata dalla volontà di allontanarsi dal mondo troppo istituzionalizzato dell'arte e di trovare una propria via espressiva. In Sardegna, D'Amore si immerge nella realtà quotidiana dei contadini, pescatori, minatori e carrettieri, tracciando nei suoi lavori la vita e le fatiche della gente comune con una tecnica espressionistica che diventa il suo marchio distintivo. A partire dal 1966, dedica le sue tele al mondo pastorale sardo, esplorando tematiche legate alla natura e alla cultura dell'isola. La sua pittura si caratterizza per un'intensa ricerca cromatica e per l'uso sapiente della luce, che gli permette di mischiare influenze spagnole, folklore, tradizione e simbolismo. Tra le sue opere più significative di questo periodo, spicca "Il Vento", che rappresenta un pastore sardo spazzato via dal maestrale. Antonio D'Amore è considerato uno dei maggiori artisti figurativi della Sardegna del Novecento, un pittore, incisore, scultore e ceramista che ha saputo interpretare con sensibilità e originalità la realtà che lo circondava. La sua eredità artistica continua a influenzare le generazioni successive, rendendolo una figura imprescindibile nella storia dell'arte italiana.