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Pietro Del Negro, nato a Quinzano (VR) nel 1824, si colloca all'interno di un periodo storico particolarmente fervido per l'arte italiana, un'epoca in cui la scultura iniziava a vivere una nuova stagione di rinnovamento e sperimentazione, seguendo le orme lasciate da maestri del calibro di Antonio Canova. La sua vita e la sua opera si inseriscono in un contesto artistico in cui l'Italia, e in particolare città come Roma, Milano e Firenze, divenivano crocevia di artisti, intellettuali e mecenate, attratti dalla ricchezza culturale e dall'eredità dell'arte classica e rinascimentale. Nel corso dell'Ottocento, la scultura italiana vive una fase di profonda trasformazione. Dopo le prime grandi opere neoclassiche di Canova, che con opere come "Amore e Psiche", "Ercole e Lica" e "Le Grazie" aveva rinnovato l'interesse per l'antichità classica, si assiste a un progressivo distacco dai canoni neoclassici a favore di un approccio più personale e soggettivo alla materia. In questo contesto, artisti come Bertel Thorvaldsen, Adamo Tadolini, Pietro Tenerani e Carlo Finelli contribuiscono a diffondere in tutta Europa un nuovo modo di intendere la scultura. Milano, grazie all'Accademia di Brera, diventa un importante centro di formazione per scultori che, pur attingendo al patrimonio dell'antico, iniziano ad aprirsi alle novità romantiche. Figure come Camillo Pacetti, Giambattista Comolli, Pompeo Marchesi e Benedetto Cacciatori sono solo alcuni dei nomi che caratterizzano questo periodo di transizione, in cui l'arte inizia a riflettere le tensioni e le contraddizioni di un'epoca segnata da profondi cambiamenti sociali e politici. L'avvento del romanticismo e della Restaurazione apre nuove possibilità espressive per gli artisti, che iniziano a esplorare temi storici, a liberarsi dei vincoli imposti dalla tradizione classica e a riscoprire il Rinascimento italiano con un occhio più attento alla realtà. In questo scenario, Lorenzo Bartolini e il suo allievo Giovanni Duprè si fanno portavoce di un naturalismo che troverà in Vincenzo Vela uno dei suoi interpreti più raffinati. Pietro Del Negro, pur non essendo tra i nomi più noti di questo periodo, contribuisce con la sua opera a questo fervido dibattito artistico. Sebbene le informazioni sulla sua vita e sulle sue opere siano frammentarie, è possibile immaginare che, come molti dei suoi contemporanei, abbia cercato di conciliare l'eredità dell'arte classica con le esigenze di un'epoca in rapida trasformazione. La sua formazione, probabilmente avvenuta tra Verona e le principali città d'arte italiane, lo avrebbe messo a contatto con le principali correnti artistiche del tempo, permettendogli di sviluppare uno stile personale che rifletteva le tensioni e le aspirazioni del suo tempo. Nel contesto della scultura dell'Ottocento, figure come Del Negro rappresentano un importante tassello per comprendere l'evoluzione di un'arte che, tra neoclassicismo e romanticismo, cerca nuove vie per esprimere la complessità dell'esperienza umana. Pur non disponendo di un corpus di opere facilmente attribuibili a lui, la sua presenza nel panorama artistico dell'epoca testimonia la vitalità e la ricchezza di un periodo in cui l'Italia continuava a essere un punto di riferimento fondamentale per l'arte europea.