La Galleria Ponti compra opere e sculture dello scultore Ulderico Fabbri ( Monestirolo 1897 - Ferrara 1970 ). Forniamo informazioni su prezzi, valore attuale di mercato, quotazioni, valutazioni e stime delle sue sculture.
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Ulderico Fabbri fu uno scultore italiano di rilevante importanza, la cui vita e opera si intrecciano strettamente con la storia e la cultura della sua città natale, Ferrara. Nato il 2 luglio 1897 a Monestirolo, una frazione di Ferrara, da Chiarissimo Fabbri e Teresa Meotti, Ulderico iniziò la sua carriera lavorativa come apprendista presso un marmista e frequentò corsi serali all'istituto d'arte "Dosso Dossi". La sua vita subì una svolta drammatica quando, chiamato alle armi durante la Prima Guerra Mondiale, fu gravemente ferito sul fronte macedone, riportando una grave atrofia alla mano sinistra e una parziale atrofia alla destra. Nonostante ciò, grazie a una lenta e costante riabilitazione, riuscì a recuperare quasi completamente l'uso delle mani. Dopo la guerra, Fabbri si trasferì a Roma dove studiò all'Accademia di Belle Arti. Qui iniziò a creare sculture di nudi maschili con gli arti inferiori mutilati, opere doloranti e simboliche che riflettevano le sue esperienze di guerra e che trassero ispirazione da artisti del Rinascimento come Antonio del Pollaiolo, ma anche da scultori moderni come Auguste Rodin e Medardo Rosso. La sua arte, eclettica e variegata, spaziava dalla geometrizzazione, come nella scultura di marmo "Ippogrifo" esposta nel 1928, fino alla mescolanza di elementi moderni con impostazioni classiche, come nella scultura "Bimbo al telefono" del 1930. Negli anni '30, Fabbri tornò a Ferrara, dove divenne una figura centrale nell'ambiente artistico locale. Fu autore di alcuni busti in marmo per il Sacrario dei Martiri fascisti e collaborò con altri artisti ferraresi come Giuseppe Virgili, Enzo Nenci, Antonio Alberghini, Laerte Milani e Gaetano Galvani. Le sue opere vennero esposte in importanti mostre, tra cui la Mostra Internazionale Biennale d'Arte della Città di Venezia nel 1936 e la Mostra Quadriennale d'Arte Nazionale di Roma. Durante il periodo fascista, Fabbri realizzò opere che riflettevano l'ideologia del regime, come il busto in terracotta di Italo Balbo, ma la sua arte non si limitò a questo. Dopo la guerra, le sue sculture assunsero toni più intimisti e riflessivi, come dimostrano le terrecotte degli ultimi anni, che rappresentano figure sofferenti con occhi semichiusi, oscillando tra un recuperato primitivismo e il disfacimento della forma, seguendo l'esempio di Medardo Rosso. Tra le sue opere più significative si annoverano il monumento funebre dell'arcivescovo Ruggero Bovelli nella Cattedrale di Ferrara e l'altare del Sacro Cuore nella Cattedrale di Milano, progettato ma lasciato incompiuto da Edoardo Rubino. Fabbri completò quest'opera alcuni anni dopo, dimostrando la sua abilità nel recuperare la tradizione accademica della scultura italiana. La sua vita fu segnata anche dall'attività didattica, insegnando all'istituto d'arte "Dosso Dossi" e influenzando generazioni di artisti. Ulderico Fabbri morì a Ferrara il 16 agosto 1970, lasciando un'eredità artistica di grande valore, che continua a essere studiata e apprezzata. La sua figura è stata oggetto di documentari e pubblicazioni che ne hanno esplorato la vita e l'opera, consolidando il suo posto nella storia dell'arte italiana del XX secolo. La sua arte è stata esposta in numerose mostre e le sue opere si trovano in collezioni pubbliche e private. Fabbri è stato un artista che ha saputo interpretare e trasformare le sue esperienze personali e il contesto storico in cui visse in un linguaggio scultoreo potente e originale, che ancora oggi parla al pubblico con la forza della sua espressività e della sua umanità.