La Galleria Ponti compra opere e sculture dello scultore Giovanni Ferrari ( Crespano del Grappa 1744 - Venezia 1826 ). Forniamo informazioni su prezzi, valore attuale di mercato, quotazioni, valutazioni e stime delle sue sculture.
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Giovanni Ferrari, noto anche come "Torretto", fu uno scultore italiano di rilievo, nato il 5 giugno 1744 a Crespano del Grappa. Figlio di Gaetano, un tagliapietre di mestiere, e di Domenica Tedesca, Giovanni Ferrari rappresenta l'ultimo esponente illustre della dinastia di scultori Torretti, che includeva il suo prozio Giuseppe Torretto e lo zio Giuseppe Bernardi. La sua formazione artistica iniziò nel 1755 quando si trasferì a Venezia per unirsi allo studio di quest'ultimo. Alla morte di Bernardi nel 1773, Ferrari ereditò il suo studio e divenne il tutore del giovane Antonio Canova, che aveva iniziato a lavorare nello studio dal 1744. La carriera di Ferrari fu inizialmente incentrata sul completamento di alcune opere del suo predecessore, collaborando con altri artisti, tra cui lo stesso Canova. Tuttavia, nel 1777 decise di chiudere lo studio e intraprendere un viaggio che lo portò a Mantova, Modena e Bologna, prima di stabilirsi a Roma dove lavorò nello studio di Lorenzo Cardelli e successivamente sotto la guida di Francesco Antonio Franzoni. Dopo queste esperienze, Ferrari fece ritorno a Venezia, dove tra il 1796 e il 1804 lavorò a 22 delle statue di Prato della Valle a Padova. Per il teatro La Fenice, inaugurato nel 1792, Ferrari realizzò due statue per la facciata, Melpomene e Terpsichore, e contribuì a completare i bassorilievi dell'interno insieme a Giovanni Antonio Moschini. Poco dopo costruì il monumento ad Angelo Emo, conservato oggi nella chiesa di San Biagio, considerato il suo capolavoro. Nel corso della sua carriera, Ferrari fu anche nominato vicepresidente dell'Accademia di Belle Arti di Venezia. In tarda età, iniziò a lavorare per la famiglia Savorgnan, ma la relazione si deteriorò a causa di mancati pagamenti che portarono Ferrari a rivolgersi alla giustizia. Suo figlio Gaetano, morto nel 1847, seguì le orme paterne diventando anch'egli scultore; si formò con Rinaldo Rinaldi e lavorò con Canova. La vita e l'opera di Giovanni Ferrari sono emblematiche del passaggio dal tardo barocco al neoclassicismo, un periodo di transizione in cui l'arte iniziava a riflettere i cambiamenti culturali e sociali dell'epoca. La sua abilità nel modellare il marmo e la sua attenzione ai dettagli lo resero uno scultore molto richiesto e apprezzato, capace di esprimere la nobiltà e l'eleganza tipiche del neoclassicismo. Ferrari morì il 2 novembre 1826 a Venezia, lasciando un'eredità artistica significativa che testimonia la sua maestria e il suo contributo allo sviluppo della scultura italiana. La sua vita fu segnata da un costante impegno nella ricerca della perfezione formale e dalla capacità di adattarsi alle nuove correnti artistiche, mantenendo sempre un legame con la tradizione scultorea veneziana. La sua opera è caratterizzata da una grande varietà di soggetti, che spaziano dalle figure mitologiche e allegoriche fino ai monumenti funebri e alle statue decorative. La sua produzione artistica riflette l'evoluzione del gusto e delle tecniche scultoree del suo tempo, mostrando una particolare predilezione per la rappresentazione del corpo umano e per l'uso del marmo come materiale espressivo. Nonostante la sua morte abbia segnato la fine di un'epoca per la scultura veneziana, l'eredità di Giovanni Ferrari continua a vivere attraverso le sue opere, che rimangono esempi significativi dell'arte neoclassica e testimonianze della sua abilità e del suo talento.