La Galleria Ponti compra opere e sculture dello scultore Agostino Ferrarini ( Moletolo 1828 - Reggio Emilia 1898 ). Forniamo informazioni su prezzi, valore attuale di mercato, quotazioni, valutazioni e stime delle sue sculture.
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Agostino Ferrarini fu uno scultore italiano di notevole talento, la cui vita e opera si intrecciano strettamente con la storia e la cultura del suo tempo. Nato il 4 gennaio 1828 a Moletolo, una frazione di Parma, Ferrarini visse in un'epoca di grandi cambiamenti politici e sociali, che influenzarono profondamente la sua arte e la sua carriera. Fin dalla giovane età, Ferrarini mostrò un'inclinazione e un talento eccezionali per la scultura. A soli otto anni, modellò alcune figurine con un fine gusto che non passò inosservato agli occhi di Tommaso Bandini e Paolo Toschi, due figure eminenti nel campo dell'arte dell'epoca, che decisero di introdurlo alla carriera artistica. La sua abilità precoce fu ulteriormente confermata all'età di sedici anni, quando realizzò in grandezza naturale la statua d'Ismaele, che fu giudicata ottima, oltre a un importante bassorilievo ("Sinite parvulos venire ad me") e un bassorilievo di grandi proporzioni raffigurante Marco Bruto. Queste opere gli permisero di presentarsi al concorso di Roma, che vinse brillantemente svolgendo un tema di storia sacra: l'Ebbrezza di Noè. Dopo il successo a Roma, Ferrarini trascorse tre anni tra Roma e Firenze, dove continuò i suoi studi e perfezionò la sua arte, inviando alla sua città natale numerosi saggi di studi, tra cui spiccava una statua in gesso di Cristo risorto, un lavoro di genere classico che ricevette grandi lodi. Tornato a Parma nel 1853, la sua carriera prese una svolta decisiva: fu eletto professore di scultura, incarico che mantenne fino al 1894. Oltre all'insegnamento, Ferrarini ricoprì numerosi ruoli di prestigio nella vita culturale e civica di Parma: fu consigliere del Comune, direttore dell'Istituto di Belle Arti, presidente della Società d'incoraggiamento per gli artisti, presidente del Collegio Accademico e membro della Commissione Conservatrice dei monumenti. Nel suo lavoro, Ferrarini reagì alla classicheggiante retorica dell'epoca e all'accademismo con una modellazione più irregolare e mossa, che creava un gioco più vibrante e tumultuoso di luci e ombre. Questo approccio innovativo si riflette nelle statue della facciata e nelle quattro Virtù della chiesa di San Tiburzio, opere che testimoniano la sua maestria e la sua capacità di rinnovare la tradizione scultorea. Uno dei suoi lavori più noti è il monumento ad Antonio Allegri, detto il Correggio, inaugurato nel 1870. Quest'opera, oltre a essere un tributo a uno dei più grandi pittori italiani, rappresenta un punto di riferimento nella storia dell'arte parmense e testimonia l'abilità di Ferrarini nel catturare l'essenza dei suoi soggetti. La vita di Ferrarini fu segnata da un costante impegno artistico e civico, che lo portò a essere una figura centrale nella vita culturale di Parma. Morì il 21 marzo 1898 a Reggio Emilia, lasciando un'eredità duratura nel campo della scultura italiana. La sua opera continua a essere studiata e ammirata, non solo per la sua bellezza estetica ma anche per il suo significato storico e culturale. Ferrarini rimane un esempio di come l'arte possa essere profondamente radicata nel suo tempo, riflettendo e influenzando i cambiamenti della società.