La Galleria Ponti compra opere e sculture dello scultore Vincenzo Gemito ( Napoli 1852 - 1929 ). Forniamo informazioni su prezzi, valore attuale di mercato, quotazioni, valutazioni e stime delle sue sculture.
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Vincenzo Gemito fu uno scultore, disegnatore e orafo italiano, nato a Napoli il 16 luglio 1852 e deceduto nella stessa città il 1º marzo 1929. La sua vita, segnata da un inizio difficile e da un percorso artistico eccezionale, è stata oggetto di ammirazione e studio, tanto da essere considerato uno dei maggiori esponenti della scultura italiana dell'Ottocento. Abbandonato dalla madre alla ruota degli esposti dell'ospedale dell'Annunziata di Napoli, Gemito fu adottato da una famiglia di falegnami, che lo introdusse al lavoro manuale. Il suo talento per l'arte si manifestò precocemente e, all'età di nove anni, iniziò a lavorare come apprendista nello studio dello scultore Emanuele Caggiano. Nonostante la breve durata di questo apprendistato, Gemito continuò a sviluppare le sue abilità artistiche, lavorando in seguito con altri scultori e pittori, tra cui Domenico Morelli. La sua formazione artistica fu in gran parte autodidatta, e questo gli permise di sviluppare uno stile distintivo, caratterizzato da un realismo schietto e da una forte espressività. Gemito attingeva ispirazione dai vicoli del centro storico di Napoli e dalle sculture del museo archeologico, riuscendo a catturare con intensità le scene popolaresche napoletane. Il suo primo grande successo arrivò nel 1868, quando una sua terracotta fu acquistata dal re d'Italia Vittorio Emanuele II. Questo evento lo proiettò all'attenzione del pubblico e gli permise di ottenere importanti commissioni. Tra le sue opere più note si annoverano il "Pescatorello", l'"Acquaiolo", la statua di Carlo V sulla facciata del Palazzo Reale di Napoli, la "Zingara" e numerosi autoritratti. Nel 1877, Gemito si trasferì a Parigi, dove strinse amicizia con l'artista francese Jean-Louis-Ernest Meissonier e dove ottenne un grande successo al Salon di Parigi del 1878 con il suo "Pescatore in bronzo". Durante il suo soggiorno parigino, Gemito esplorò nuove tecniche e materiali, esponendo le sue opere in prestigiose gallerie e saloni. Tuttavia, la morte della sua compagna Matilde Duffaud nel 1881 segnò un punto di svolta nella sua vita. Gemito fece ritorno a Napoli, dove sposò Anna Cutolo e aprì una propria fonderia. Nonostante il successo e le commissioni prestigiose, tra cui quella per la statua di Carlo V, Gemito iniziò a manifestare segni di instabilità mentale, che lo portarono a periodi di reclusione volontaria e a soggiorni in manicomio. La sua produzione artistica, tuttavia, non si arrestò. Dopo un periodo di isolamento, Gemito riprese a lavorare, dedicandosi anche all'oreficeria e realizzando opere di notevole bellezza e raffinatezza. Tra le sue ultime sculture si ricorda il ritratto dell'attore Raffaele Viviani, datato 1926. La vita di Gemito fu segnata da una tensione costante tra la passione per l'arte e le difficoltà personali. La sua figura di artista maledetto, tormentato e geniale, ha contribuito a creare un mito intorno alla sua persona, che ancora oggi affascina e ispira. Nonostante le sue vicissitudini, Gemito è riuscito a lasciare un'impronta indelebile nella storia dell'arte, grazie alla sua capacità di rappresentare con autenticità e sensibilità la realtà e l'anima del popolo napoletano. La sua eredità artistica è conservata in numerosi musei italiani e collezioni private, e la sua opera continua a essere studiata e apprezzata per la sua unicità e per il suo contributo alla scultura dell'Ottocento. La sua vita e la sua arte rimangono un esempio di come la passione e il talento possano trionfare nonostante le avversità, lasciando un segno indelebile nel mondo dell'arte.