La Galleria Ponti compra opere e sculture dello scultore Domenico Ghidoni ( Ospitaletto Bresciano 1860 - 1920 ). Forniamo informazioni su prezzi, valore attuale di mercato, quotazioni, valutazioni e stime delle sue sculture.
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Domenico Ghidoni, nato il 13 settembre 1857 ad Ospitaletto, una piccola località della provincia di Brescia, è stato uno scultore italiano che ha lasciato un'impronta significativa nel panorama artistico del suo tempo, specialmente nella corrente del verismo. Figlio di contadini, Ghidoni crebbe lavorando nei campi insieme al padre e ai fratelli, ma fin dalla giovane età mostrò una spiccata inclinazione per l'arte, dedicandosi a lavori di intaglio nel legno durante il tempo libero. Una delle sue prime opere note è una tabacchiera in legno di bosso, scolpita con simboli della passione di Gesù, che testimonia la sua precoce vocazione alla scultura. Grazie al riconoscimento del suo talento da parte di alcuni estimatori, Ghidoni, all'età di vent'anni, si trasferì a Brescia per intraprendere l'apprendistato presso Pietro Faitini, uno scultore rinomato della città. In questa bottega, Ghidoni apprese i fondamenti della tecnica scultorea e l'arte di lavorare il marmo. La sua personalità viene descritta come schiva, modesta e riservata; non si sposò mai e non ebbe più una famiglia dopo aver lasciato la casa natia. Dopo aver acquisito le competenze necessarie, Ghidoni partecipò a un concorso per ottenere una borsa di studio istituita da Camillo Brozzoni per sostenere giovani artisti bresciani. Vinse il concorso con un bozzetto intitolato "EMIGRANTI", che gli permise di vivere a Milano e Torino per scopi di studio, lavorando nelle botteghe di altri artisti e affinando ulteriormente la sua arte. Nel 1877, Ghidoni iniziò la sua attività artistica come apprendista nella bottega di Pietro Faitini a Brescia. Successivamente, si iscrisse ai corsi serali della Scuola di Disegno annessa alla Pinacoteca civica Tosio, più tardi intitolata al Moretto. Negli anni 1879-1880, frequentò i corsi di ornato tenuti da Lorenzo Vela, fratello di Vincenzo, e studiò prospettiva e disegno di figura all'Accademia di Brera a Milano. Presentò le sue opere per la prima volta a Brescia nell'ambito di una mostra organizzata dall'associazione "Arte in famiglia". Durante il suo soggiorno a Milano, dove frequentò Odoardo Tabacchi, e nelle frequentazioni artistiche a Torino, Ghidoni abbracciò la corrente artistica del verismo, caratterizzata da una certa malinconia e da tematiche di valore sociale. Il suo gruppo scultoreo "Emigranti" (1891) gli conferì visibilità nazionale, mentre l'opera "Le nostre schiave" (1894), che denunciava il fenomeno della prostituzione, fu bocciata dalla giuria delle Esposizioni Riunite di Milano per ragioni di opportunità e pudore. Tra le commissioni pubbliche e private per Brescia, spiccano il Monumento a Tito Speri (1884) e il gruppo marmoreo per la tomba Bonoris oggi Soncini (1891) nel Cimitero Vantiniano. Ghidoni lavorò anche al progetto per il completamento della facciata del Duomo di Milano (1900-1901) e al restauro della Casa del Podestà a Lonato (1907-1909), per incarico di Ugo Da Como. L'opera di Ghidoni si caratterizza per un'affrancamento dalla tradizionale scultura accademica lombarda, avvicinandosi alla produzione di artisti come Giuseppe Grandi e Odoardo Tabacchi. La maturazione artistica di Ghidoni si evidenzia negli anni Novanta dell'Ottocento, periodo in cui sviluppò tematiche sociali di grande impatto. Domenico Ghidoni morì a Milano il 2 settembre 1920, lasciando un'eredità artistica di grande valore, testimoniata dalle sue opere che continuano a essere esposte e studiate. La sua vita e il suo lavoro sono stati oggetto di riconoscimenti e studi, che ne hanno sottolineato l'importanza nel contesto artistico italiano e la sua capacità di rappresentare con autenticità e sensibilità le tematiche sociali del suo tempo.