La Galleria Ponti compra opere e sculture dello scultore John Gibson ( Conway 1790 - Roma 1866 ). Forniamo informazioni su prezzi, valore attuale di mercato, quotazioni, valutazioni e stime delle sue sculture.
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John Gibson, noto ai suoi contemporanei come "Gibson di Roma", fu uno scultore vittoriano di grande successo che trascorse la maggior parte della sua vita in Italia. Nato il 19 giugno 1790 vicino a Conwy, nel Galles del Nord, Gibson si trasferì con la sua famiglia a Liverpool all'età di nove anni. Durante l'adolescenza, fu apprendista prima di un falegname e poi di uno scalpellino, ma rimase determinato a perseguire una carriera come scultore. Nel 1816, Gibson espose due opere alla Summer Exhibition della Royal Academy e l'anno seguente alcuni mecenati locali finanziarono il suo trasferimento a Roma, fornendogli un'introduzione al più famoso scultore europeo dell'epoca, Antonio Canova. Studiando sotto la guida di Canova, il talento di Gibson si sviluppò rapidamente e completò la sua prima scultura in marmo, "Jocasta che interviene tra i suoi figli Eteocle e Polinice", intorno al 1840. Gibson divenne noto per la sua abilità nel modellare il marmo e per le sue sculture in rilievo, come "Il matrimonio di Psiche e Amore Celeste" e "Narciso". Le sue opere spesso riflettevano temi classici e mitologici, e la sua maestria nel catturare la forma umana in pose naturali e espressive gli guadagnò l'ammirazione sia dei suoi contemporanei che delle generazioni future. Gibson fu eletto membro associato della Royal Academy il 4 novembre 1833 e membro a pieno titolo il 10 febbraio 1836. La sua scultura "Narciso" del 1838 e "Sleeping Shepherd Boy" del 1818 sono esempi della sua abilità nel catturare la bellezza e la grazia delle figure umane. Altre opere notevoli includono "The Meeting of Hero and Leander" e "Cupid with quiver of arrows holding a moth", che dimostrano la sua abilità nel rappresentare la delicatezza e la complessità emotiva attraverso la scultura. Gibson fu anche un pioniere nell'introduzione del colore sulle statue, una pratica che cercava di rivivere l'antica tradizione greca della policromia. La sua "Venere Tinta" e "Amore che tormenta l'anima" sono esempi di questa tecnica innovativa che causò sensazione quando furono esposte a Londra nel 1862. Nonostante alcune critiche, Gibson continuò a sperimentare con il colore, convinto che fosse più fedele allo spirito dell'arte classica. Oltre alle sue sculture, Gibson fu anche un abile disegnatore, come dimostrano i suoi studi di figure umane e animali, nonché i suoi disegni anatomici. Questi lavori riflettono la sua profonda comprensione della forma umana e la sua dedizione allo studio dell'anatomia, che era fondamentale per il suo approccio alla scultura. Gibson morì il 27 gennaio 1866 a Roma, lasciando un'eredità duratura nel mondo dell'arte. La sua vita e la sua opera furono celebrate in numerose biografie, tra cui quella scritta da Lady Eastlake, che fornì un contributo prezioso alla biografia degli artisti. Gibson fu sepolto nel cimitero acattolico di Roma, dove ancora oggi riposa. La sua influenza si estese ben oltre la sua morte, con molte delle sue opere che continuano ad essere esposte in prestigiose collezioni e musei. La Royal Academy of Arts, ad esempio, conserva molti dei suoi marmi e calchi, testimonianza della sua abilità e del suo contributo all'arte neoclassica. La sua dedizione all'arte e la sua ricerca della bellezza classica hanno lasciato un'impronta indelebile nella storia della scultura, rendendo John Gibson una figura di spicco nell'arte del XIX secolo.