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Stefano Girola, nato probabilmente a Milano intorno al 1795, è una figura enigmatica e affascinante nel panorama artistico del XIX secolo. La sua data di nascita e le origini milanesi non sono documentate con certezza, il che aggiunge un velo di mistero alla sua biografia. Nonostante ciò, Girola si distinse come uno scultore di talento, la cui opera si inserisce nel contesto della scultura neoclassica, un movimento che in quel periodo stava vivendo una fase di grande fervore in Italia e in Europa. La formazione artistica di Girola avvenne probabilmente all'Accademia di Brera a Milano, un istituto che all'epoca era un punto di riferimento per gli artisti desiderosi di studiare l'arte antica e il neoclassicismo. Sebbene non vi siano documenti che attestino direttamente la sua formazione, le opere di Girola mostrano una profonda conoscenza dei canoni neoclassici, suggerendo un'educazione accademica solida. Nel 1805, l'anno dell'incoronazione di Napoleone a re d'Italia, Milano offriva agli artisti emergenti, come Girola, numerose opportunità di lavoro, soprattutto legate ai grandi cantieri dell'arco neoclassico. In questo contesto, Girola si distinse vincendo un concorso di scultura con il bassorilievo in terracotta "Il giudizio di Paride", un'opera che, nonostante fosse ancorata a una rigida interpretazione dei canoni neoclassici, dimostrava già una notevole maestria artistica. Le sue opere successive mostrano un'evoluzione stilistica e una maggiore maturità artistica. Nel 1843, realizzò il bassorilievo della "Madonna con due angeli" per il frontone della chiesa di S. Nazaro Maggiore a Milano, un'opera che testimonia la sua capacità di integrare elementi religiosi con lo stile neoclassico. La presenza di Girola è documentata anche nella parrocchia milanese di S. Francesco di Paola, dove lavorò tra il 1842 e il 1877. Oltre alle commissioni religiose, Girola fu attivo anche nel campo della scultura monumentale. Nel 1825, realizzò due Angeli per il timpano della facciata della chiesa di S. Maria della Porta a Milano, e l'anno successivo eseguì il Monumento a Virgilio per il giardino di palazzo Cavriani a Mantova. Quest'ultimo lavoro fa parte di un progetto più ampio commissionato dal marchese Luigi Cavriani, che includeva tredici erme di mantovani illustri, dimostrando la versatilità di Girola e la sua capacità di lavorare su commissione per progetti di grande rilievo. Nonostante la sua attività prolifica e il riconoscimento ottenuto durante la vita, molti dettagli sulla vita e sulla carriera di Stefano Girola rimangono avvolti nel mistero. La sua data di morte e le circostanze della sua scomparsa non sono chiare, e molte delle sue opere sono oggi difficili da localizzare o attribuire con certezza a causa della mancanza di documentazione. La figura di Stefano Girola rappresenta un interessante esempio di artista neoclassico la cui opera si colloca in un momento di transizione nella storia dell'arte italiana. Sebbene non sia tra i nomi più noti del suo tempo, il suo contributo al panorama artistico milanese e italiano del XIX secolo merita di essere riconosciuto e studiato. La sua abilità nel modellare il marmo e la terracotta, insieme alla sua capacità di interpretare i temi classici in chiave contemporanea, fanno di lui una figura significativa nell'evoluzione della scultura neoclassica in Italia.