La Galleria Ponti compra opere e sculture dello scultore Stanislao Lista ( Salerno 1824 - Napoli 1908 ). Forniamo informazioni su prezzi, valore attuale di mercato, quotazioni, valutazioni e stime delle sue sculture.
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Vincenzo Gemito è stato uno scultore italiano di grande talento, la cui vita e opera hanno lasciato un'impronta indelebile nella storia dell'arte. Nato a Napoli nel 1852, la sua esistenza fu segnata fin dall'inizio da circostanze difficili. Abbandonato dai genitori presso la Pia Casa dell'Annunziata, fu adottato da Giuseppina Baratta che gli diede il cognome. La sua passione per l'arte si manifestò precocemente e, all'età di nove anni, si presentò allo scultore Emmanuele Caggiano, che lo accolse nel suo studio e gli insegnò i primi rudimenti dell'arte scultorea. La vita di Gemito fu un continuo alternarsi di successi artistici e personali tribolazioni. Dopo un incidente che lo vide cadere da una scala mentre imitava un acrobata, Gemito tornò nello studio di Caggiano, ma la sua permanenza fu breve. Successivamente, fu accolto nello studio di Stanislao Lista, dove iniziò a partecipare a concorsi artistici. Nonostante il suo bozzetto per la statua di Bruto ricevette l'approvazione di Domenico Morelli, non vinse il concorso, ma gli fu comunque commissionata la realizzazione in marmo, materiale che Gemito trovava limitante per la sua esigenza di rapidità esecutiva. Nel 1868, a soli sedici anni, Gemito modellò il ritratto di Antonio Mancini e il Gladiatore, opere che gli valsero l'attenzione del Re e che furono acquistate per il Museo di Capodimonte. Tuttavia, la sua vita fu segnata da una profonda crisi personale, aggravata dall'ordinazione della statua di Carlo V per il Palazzo Reale di Napoli, un tema che si discostava dalla sua visione artistica incentrata su figure semplici e soggetti quotidiani. La crisi personale di Gemito si intensificò al punto da portarlo a un gesto violento contro la statua di Carlo V, che non riteneva degna, e questo episodio ebbe come conseguenza il suo ricovero in una casa di salute. Dopo la fuga dalla casa di cura, si rifugiò nella sua dimora in via Tasso a Napoli, dove si dedicò alla cesellatura di un "Trionfo da tavola" in argento per il Re Umberto I, un lavoro che rimase incompiuto. Per vent'anni, Gemito visse in una sorta di segregazione volontaria, uscendo solo saltuariamente e alternando periodi di intensa attività lavorativa a momenti di solitudine e follia. Durante questo periodo, produsse splendidi disegni che testimoniano la sua maestria artistica. Nel 1906, riprese il lavoro realizzando opere di oreficeria e cercando di ottenere uno studio a Roma in Castel Sant'Angelo. L'ultima scultura di Gemito risale al 1926: il ritratto dell'attore Raffaele Viviani. La sua vita fu un continuo intreccio di arte e sofferenza, di ricerca della bellezza e di lotta con i propri demoni interiori. Nonostante le difficoltà, Gemito riuscì a lasciare un'eredità artistica di grande valore, caratterizzata da un realismo intenso e da una profonda comprensione della natura umana. La sua opera è un'espressione autentica del suo tempo e del suo ambiente, con una particolare attenzione per la vita quotidiana e le figure popolari. Gemito è riconosciuto come uno degli scultori più significativi del suo tempo, un artista che ha saputo interpretare con sensibilità e maestria la realtà che lo circondava, lasciando un segno indelebile nella storia dell'arte italiana.