La Galleria Ponti compra opere e sculture dello scultore Giosue Meli ( Lizzana 1807 - 1893 ). Forniamo informazioni su prezzi, valore attuale di mercato, quotazioni, valutazioni e stime delle sue sculture.
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Giosuè Bernardino Meli, nato l'8 ottobre 1816 a Luzzana, un piccolo borgo in Val Cavallina, è stato uno degli scultori italiani più significativi del suo tempo, sebbene per lungo periodo sia rimasto dimenticato dalla critica e dal grande pubblico. La sua vita e la sua opera si inseriscono nel contesto artistico dell'Ottocento, un periodo caratterizzato da profonde trasformazioni culturali e sociali, in cui l'arte neoclassica e il romanticismo si intrecciano dando vita a nuove espressioni artistiche. Meli crebbe in una famiglia di contadini cattolici, l'ottavo di undici figli, in un ambiente che, nonostante le modeste condizioni economiche, favorì il suo precoce talento artistico. Già a 16 anni, dimostrò la sua abilità scolpendo un Cristo Morto in legno, opera ancora oggi ammirata nella parrocchiale di Luzzana. Questo precoce capolavoro fu solo l'inizio di una lunga e fruttuosa carriera artistica. La formazione di Meli avvenne principalmente all'Accademia Carrara, dove ebbe modo di affinare le sue tecniche scultoree e di venire a contatto con le correnti artistiche dell'epoca. Tuttavia, fu il suo trasferimento a Roma a segnare decisamente il suo percorso artistico. Nella città eterna, Meli entrò in contatto con l'ambiente artistico e culturale dell'epoca, frequentando l'Arciconfraternita dei Bergamaschi e l'Accademia di San Luca. Grazie al sostegno di mecenati e alla sua crescente reputazione, poté dedicarsi a opere che gli valsero il riconoscimento e l'ammirazione sia in Italia che all'estero. Tra le sue opere più note, il "Gigante che sostiene la montagna", scolpito nel 1841 in un grande blocco di roccia friabile, rappresenta una delle espressioni più significative del suo talento. Questa imponente scultura, situata a Luzzana, dimostra la capacità di Meli di fondere insieme l'ispirazione classica con lo spirito romantico, creando opere di grande impatto emotivo e visivo. Un'altra opera emblematica è "La madre pompeiana", che testimonia la sua abilità nel rappresentare la figura umana con intensità e realismo. Nonostante il successo e il riconoscimento ottenuti in vita, dopo la sua morte avvenuta a Roma il 22 febbraio 1893, l'opera di Meli cadde in un ingiusto oblio. Solo recentemente, grazie al lavoro di studiosi e appassionati, si è assistito a una riscoperta dell'artista e della sua produzione. Mostre e pubblicazioni hanno iniziato a valorizzare il suo contributo all'arte italiana dell'Ottocento, riconoscendolo come uno dei protagonisti della scultura di quel periodo. La sua opera, caratterizzata da un profondo legame con la terra natale e da una continua ricerca della bellezza e del vero naturale, si colloca in un momento di passaggio tra il neoclassicismo e il romanticismo, arricchendosi di influenze che vanno da Canova a Thorvaldsen. Meli non si limitò a una mera imitazione della scultura classica, ma seppe infondere nelle sue opere un senso di movimento e di vita, rendendole espressioni autentiche del suo tempo. La scultura più lodata di Meli, sia in Italia che in Europa, fu il "Cristo legato alla colonna", un'opera semicolossale che Pio IX volle nel santuario della Scala Santa. Questa statua, alta oltre tre metri, è considerata il capolavoro dell'artista, in cui la maestria tecnica si unisce a una profonda espressività, incarnando il dolore umano e divino in modo sublime. Oggi, grazie agli sforzi di valorizzazione e di studio, l'opera di Giosuè Meli è finalmente riconosciuta come parte integrante del patrimonio artistico italiano, testimoniando la ricchezza e la complessità dell'arte dell'Ottocento. La sua figura di artista, a lungo dimenticata, emerge ora in tutta la sua importanza, offrendo spunti di riflessione sulla storia dell'arte e sulla capacità dell'arte di attraversare i secoli, mantenendo intatta la sua capacità di emozionare e di ispirare.